Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Alla Fitur di Madrid tra turismo e cucina

Fitur Madrid

Alla Fitur, tradizionale Fiera del Turismo madrilena, tra assaggi e degustazioni si scopre che i paesi del centro e sud America hanno messo sotto attacco la cucina del Vecchio Continente. Qualche info per addetti ai lavori o per chi prima o poi viaggerà

Fitur cucina-vasca-pintxosNella precedente puntata ho narrato come –tradendo gli a me cari, antichi tickets cartacei- ce l’ho fatta ad arrivare a Madrid, il 20 gennaio, mediante gli ultimi ritrovati tecnologici dei viaggi aerei (app, codici a barre, miniquadratini in un quadratino più grosso da mettere davanti a un video e si va dentro all’aeromobile), dopodiché ho esteso al cortese lettore il mio piacere nel ritrovare sul volo Iberia altre cariatidi del turismo nostrano, pur esse dirette alla Fitur, e infine ho spiegato che dopo breve sosta alla Feria del Turismo sono finito in centro città a (nessuno è perfetto) godermela in bar, tascas/osterie e infine a degustar una bella merluza/nasello in un ristorante (ovviamente segnalato nella mia miniguida su ‘dove mangiare in Spagna’) gallego, pertanto della Galizia, e appunto il prelibato piatto di pesce aveva per patronimico “a la gallega”.
Ma rieccomi in Fitur il 21 e 22 gennaio (e lì finisce, perché 23 e il 24 -complice l’apertura al pubblico- ti ritrovi, parimenti a quel che accade alla Bit di Milano, orde di barbari visitatori arraffanti tutto ciò che, stampato o non, incontrano sul loro cammino, roba che se non stai attento ti fregano pure fosse pure il biglietto da visita che stai porgendo a un espositore …).

La cucina italiana ed europea: mangiare e bere

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Il nostro inviato un po’ speciale si “improvvisa” giovane chef nella cucina peruviana

Incuriosito ma anche sorpreso non meno che incazzato (bene o male mi sto interessando da qualche decennio sulla faccenda Turismo & Palato ) datosi che ormai tutti (tivù, giornali, sciurette e amici) bofonchiano di Gastronomia (sarà anche diventata di moda ma ormai non se ne può più di gente che oltre a mettersi a fare le uova al tegamino pretende pure di spiegarti come farle) decido di dedicare una delle giornate in Fitur a quello che (fors’anche per isterica reazione, ma est modus in rebus) preferisco chiamare Mangiare & Bere. E scopro che l’Europa farà anche bene a darsi tante arie: il Belpaese può infatti vantare il divino Artusi, i Talismani della Felicità propagandati da sussiegose Accademie Culinarie; in Francia, forse un po’ datati, sopravvivono i “bon vivants” seguaci di Escoffier et Brillat Savarin; per non parlare, nella a me cara Spagna, dei catalani vantanti l’ultimo Tempio del Palato, il celeberrimo ristorante El Bulli di Ferran Adrià (chiuso ahinoi da tempo: inventata la Gastronomia Molecolare ha deciso di approfondirne gli studi nei locali di Roses, Costa Brava), mentre, dall’altra parte dei Pirenei, i Baschi proclamano i loro cuochi Lìder Maximi della Cucina Universale (e sulle loro gesta, e sulle ricercatezze palatali basche, ho scritto qualche ode dopo sopralluoghi a San Sebastiàn/Donostia e a Bilbao/Bilbo). E’ però il caso che questo eccelso Areopago del Mangiare Europeo, oltre a vantarsi, si dia pure una regolata esercitando un po’ di attenzione.

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Cucina: il Centrosudamerica all’attacco del Vecchio continente

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Lo Chef prepara un piatto nello spazio del Messico

Perché oltre al Pericolo Giallo (vedi nelle nostre città – anche in quelle meno grandi, quindi più legate a vecchie tradizioni e pregiudizi – la pletora di ristoranti cinesi e adesso c’è pure il Fusion, che poi sarebbe soltanto un gran casino di ricette misto-imbastardite) da quel che avevo annusato andando in giro per Milano, e adesso ho notato alla FITUR, sembra che sul Vecchio Continente a tavola incomba una Minaccia Centrosudamerica. Nello stand del Messico ammiro padelle su un fogòn/fuoco, incuriosito chiedo info e un giovanotto, vestito come il Gualtiero Marchesi, mi sussurra che loro, i messicani, a far da mangiare sono i più bravi del mondo (e io che li credevo capaci soprattutto a scrivere e cantare canzoni, inventare rivoluzioni e a possedere –nella loro capitale – la più organizzata e capiente Plaza de Toros …).
Ma è nello stand del Perù che la mia stolta prosopopea di aficionado ed elitario tifoso della Cucina Europea (come detto, rifuggo dall’inflazionato termine “Gastronomia”) subisce un fiero colpo. Laddove vengo, ‘sin rodeos’, o se si preferisce ‘tout court’, informato che la Gastronomia Peruviana è “la migliore del mondo”. A quel punto non so bene cosa dire, se non che conosco bene non solo il loro Paese ma pure il Ceviche (squisito pesce crudo marinato) e ho anche tirato su delle belle ciucche di Pisco, ma mi fermo lì. E il cuoco, pure lì ai fornelli, non senza cedermi il posto per una foto di rito, mi informa che gli spagnoli son gente che sa mangiare e allora, guarda caso, a sud dei Pirenei si contano ormai 180 ristoranti peruanos, 100 a Madrid, 50 a Barcelona, il resto altrove). Mi congedo in silenzio dal ‘cocinero’ vergognandomi di commentargli che nel Belpaese di ristoranti peruani ne conosco uno solo, a Torino.

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Alla Fitur è stato esposto Puente Genil, il mosaico romano Le Grazie

Sconfitto nel Perù ottengo però una quasi contestuale rivincita (gli stand dei due Paesi erano adiacenti) in Cile laddove a due belle ragassuole della regione dei Lagos narro che so tutto di una cittadina di nome Capitan Pastene, in cui discendenti di emigrati modenesi continuano ad ammannire meravigliosi quanto sapidi tortellini.
Saluto le cileno/modnès e vado nel Paraguay, per gustare un grande Ron/rum, il “Fortìn”, che mai avrei pensato potersi distillare in un Paese sudamericano tanto lontano dal Caribe/Caraibi.
Ma la Fitur sta quasi chiudendo e io sono ancora lì a girare, spinto solo da un dissennato ‘ascendente palato’. Basta! Anche perché mi resta poco spazio per informare che el mè amìs Carlos (Lìder Maximo del Turismo Spagnolo in Roma) ha lavorato come un matto (te pareva) in uno dei 34 boxes allestiti per lui e i suoi omologhi e destinati ad accogliere i tour operators (dispero che l’Enit abbia mai proceduto a simili e creative invenzioni).
Ahhh, non pago di sempre più accurati approfondimenti di quel che avviene nella provincia dell’andalusa Cordoba (di cui a un mio recente sopralluogo a Rute, capitale di grandi Anici), alla Fitur ho scoperto Puente Genil, che bello dev’essere un mosaico romano colà ammirabile, di nome “La tres Gracias”.

Leggi la prima puntata: “Inviato un pò speciale alla Fitur di Madrid

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