Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

Iran 2. Reportage dalle strade di Teheran

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Teheran, confronto di abitudini e significati alla difficile ricerca di un “bandolo della matassa” tra storia e pregiudizi. Volti, colori, profumi, vestiti, murales, cerimonie … (2^ puntata)

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La Porta della città

Sono davanti all’antica porta di Teheran. Corre l’anno 1396 del calendario solare, 1400 e qualcosa secondo quello lunare, 2017 per il computo cristiano: comunque sia, viaggiare nel tempo non è mai stato così facile. E’ tutta una questione di punti di vista storici e astronomici. Scegliere eventi a cui dare importanza per costruirci poi sopra un personale sistema di riferimento, che possa orientativamente rapportarti a quanto accade e accadrà. Quindi mi sta bene il calendario solare per questa volta. Per come sono vestita, per dove sono, in questa mattina di ovatta screziata di grigioazzurro e silenzio. Immersa nel banale urbano del 13° giorno del nuovo anno, che coincide alla nostra Pasqua. Si vedono uova giganti e coloratissime ovunque, a simboleggiare la fertilità di un inizio e non certo il passaggio di un gigantesco coniglio. Si montano altarini votivi allestiti con 7 oggetti che iniziano per “S” (ad esempio, mele, aceto, aglio…), propiziatori e fastosissimi. La festa s’è protratta già a lungo, in questa giovane città. Tutti in campagna, fuori, all’aria aperta, in modo da portare il male via da casa ed allontanarlo, magari stordendolo di cibo e chiasso. Teheran ha poco più di due secoli, uno scenario tipicamente metropolitano gentile, privo di personalità ma pulito. Vasta, dai grandi edifici a contendersi strade lunghissime, alberate di gelsi bianchi e platani, tinteggiate di murales, come a dover puntare sugli accessori per riuscire almeno a dare un tocco di colore all’appiattimento del vissuto.

Caratteri arabi, graziose decorazioni svolazzanti

Teheran Cartello con scritte arabeLe scritte in caratteri arabi (ma la lingua è persiana!), che tanto paiono graziose decorazioni svolazzanti, riportano slogan di morte e di ostilità contro gli Stati Uniti e occhi fotografati nei volti dei martiri della rivoluzione ti osservano continuamente, in un passaggio riflessivo di attualità più o meno recente, ma che non deve e non vuole essere scordata. Sia chiaro: la Persia non è Arabia o Turchia!
La Persia è indoeuropea! Attorno al 1500 a. C. un primo gruppo di popolazioni ariane si spinse fino in India, seguito 500 anni dopo da una seconda ondata migratoria che raggiunse la Persia e diede vita ai tre ceppi originari di questo territorio: i Medi (avi dei Curdi) sulle alture dei monti Zagros, i Persiani nel Golfo Persico e i Parti a nord-est, nel Turkmenistan.
I popoli persiano e dei medi sono tutt’ora fortemente uniti, anche se per ragioni politiche si ritrovano divisi e sparpagliati: condividono la stessa origine, sancita da Ciro il Grande, figlio di madre media e padre persiano.

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Iran, paese multietnico
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Ingresso dell’Università

Sto scoprendo un Paese multietnico, un tempo molto più vasto, che a causa delle guerre ha perso parte dei suoi territori: il Caucaso, l’Uzbekistan, il Kazakistan, parte dell’Afganistan… (ora si espande per 1 milione e 648 mila km quadrati, un tempo 2 milioni) ma non la sua identità spirituale. La Persia, infatti, resta sostanzialmente una razza, a prescindere da dove ci si trovi e che lingua si parli. L’Iran non venne mai colonizzato (se non indirettamente forse!): il mondo arabo finisce dove iniziano i confini iranici. Anche la lingua è diversa. Il persiano presenta parole con radici indoeuropee.

Un altopiano dalle violenti escursioni termiche 
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Famiglie nei parchi di Teheran

Siamo alla stessa altezza della Sicilia, latitudinalmente parando, ma il territorio è un altopiano e quindi è facile superare i 1000 m slm. Presenta anche zone desertiche e le escursioni termiche possono rivelarsi traumatiche: dai 70° C ai -10°C notturni. Desertiche non significa solo sabbia, ma anche scarsa presenza di forme di vita: difficile sopravvivere a tali sbalzi! I quattro elementi fondamentali delle città islamiche sono i centri del potere, del commercio, della religione… e dell’ hammam.
Non so ancora come distinguerli e riconoscerli e mi faccio attirare di più dagli immensi parchi, oggi meta di intere famiglie che mangiano beatamente sedute per terra, ognuna con la sua tenda canadese a forma di ogiva, come eventuale riparo, sommersi di cuccume e tegami, narghilè e volani, in un via vai crescendo di voci e profumi, giochi e pietanze. Il giorno corrispettivo alla domenica di riposo sarebbe il venerdì, ma oggi si festeggia ancora il capodanno e quindi ecco l’anima della festa e la causa di bazar e negozi chiusi. Forse anche per questo mi sento disorientata.

L’arte delle ceramiche e la lavorazione del vetro
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Museo nazionale

Entro ed esco dai musei di Teheran dove ammiro l’arte delle ceramiche e della lavorazione del vetro nei secoli passati. Studio il territorio montuoso di questo altopiano iranico e mi lascio affascinare dall’idea di poter bere “acqua fossile”, arrivata nei nostri bicchieri dopo un viaggio durato secoli per riuscire a scendere dai monti.
Il territorio è arido, ma si trasforma in fertile e generoso quando nevica e lo stoccaggio idrico è quindi assicurato. I frutti della terra sono uguali ai nostri, probabilmente più dolci e saporiti visto la concentrazione poco diluita degli zuccheri.
Teheran è stesa come un tappeto che si srotola ai piedi di monti ora ricoperti di neve. La zona nord della città è costituita dai quartieri alti, le strade salgono di un bel po’, tanto da garantire addirittura un clima migliore e far aumentare il prezzo degli immobili.

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In metropolitana nei vagoni per le donne

Iran 2. Reportage dalle strade di TeheranUna fitta pioggerella ha infeltrito ancor più il grigio delle nuvole, dando allo scenario urbano di Teheran una patina ancor più bigia. Forse per questo la parte alta della città non mi è piaciuta, con le sue voragini aperte in attesa di nuove fondamenta da costruire, gru già all’opera, palazzi e semafori. Scendo… e se possibile ancora più giù, per dare un’occhiata alla metropolitana e verificare se è proprio vero che le carrozze in testa ed in coda ai treni sono destinate alle sole donne. In effetti è così. Ma guai a fotografare o far commenti. Negli altri vagoni i passeggeri siedono in promiscuità, ed è comunque una scelta libera il dove accomodarsi per il viaggio sotterraneo. A dire la verità, tutto sembra più libero di come ci viene presentato dai luoghi comuni sullo stile di vita islamico. A parte il velo che copre i capelli e le spalle, sto notando che non vi è nessuna forzatura ed oppressione all’essere donna. Più che nel modo di apparire mi interesserebbe maggiormente sapere di donne libere nell’istruzione, nella professione e nell’espressione e realizzazione di se stesse.

Le donne, l’università, i selfie

Teheran selfieScopro allora che il 60 % degli studenti universitari sono donne. Che i matrimoni sono combinati, ma prima delle nozze i giovani possono conoscersi e frequentarsi per almeno un anno e mezzo prima di decidere se pronunciare un “si” o un “no”. Vedo che fare selfi e lasciarsi fotografare è un gioco che diverte e fa incontrare e che la mia maniera a volte buffa di indossare il velo, cercando un modo per non farmelo cadere sbilenco sugli occhi o ricacciare indietro le ciocche di capelli, scatena ilarità e sorrisi. A volte mi cade e nessuno dice nulla. Forse è troppo presto per dirlo, ma sembra davvero molto meno estremista di come se ne parla e se ne sente. Meglio così. C’è da dire che più dell’ 80% della popolazione è sciita, una modalità di islamismo molto più contestualizzata nel qui ed ora ad applicare gli insegnamenti di Maometto, venendo incontro ai tempi che cambiano e cercando di applicare la tradizione alla realtà contingente. Scomparso il 12° e ultimo imam, gli sciiti attendono il prossimo, certi che riapparirà in compagnia di Gesù e di San Daniele, presso la città sacro di Qom, luogo da cui, tra il resto, sono partiti anche i Re Magi. I Sunniti, invece, rimasti ancora al tempo di Maometto, seguono la via del Califfato, basata sulla presa di potere della personalità più influente del momento, incastrati e fermi in un dogma che ora come allora deve rimanere granitico ed immutabile e per i quali l’estremismo è la conseguenza di un applicazione della religione per principio e convenienza (anche economica) e non per reale dedizione al Divino.

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Le strade di Teheran
Strade di Teheran
Sulle strade di Teheran: ritratti di Hassan Rouhani, rieletto presidente, e Komeini

Camminando per le strade di Teheran, a man mano che riesco ad inoltrarmi nella sua realtà e conoscere la sua storia, riesco a intuire quale complessità compone il suo immenso scenario.
Non è facile riuscire a scrivere. Se voglio descrivere anche solo una sensazione, c’è alla base una realtà talmente variegata di cause ed effetti, per cui è impossibile non perdersi nei meandri della storia per ritrovare il bandolo della matassa, tra i nodi dei pregiudizi e delle idee personali. Essere obiettiva nascosta dietro un velo? Non credo ci riuscirò, anzi: mi da già fastidio. Anche perché, come ogni illusione che ci limita, senza sarebbe tutto meglio! (2- continua)

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