Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

São Tomé e Principe, isole equatoriali

Principe isola principe

Frammenti d’Africa nel golfo di Guinea. Qui è in atto una risoluta “battaglia” per la conservazione del prezioso ecosistema: tartarughe marine, piante officinali, orchidee, cinquantacinque specie di uccelli delle quali il trenta per cento endemiche

Principe Il Palazzo del Presidente della Repubblica di São Tomé
Il Palazzo del Presidente della Repubblica di São Tomé

“Benvenuti nella capitale São Tomé. Ricordati che c’è anche Principe”. Davvero. Il cartello dice proprio così. Principe è l’altra isola meno frequentata e ci si arriva per mare o per cielo. La mia destinazione è la capitale. Lo zero, la linea dell’Equatore, passa settanta chilometri più a sud, nell’oceano. Mi guardo attorno, niente di particolare: palmitos a destra, mare a sinistra, tipica zona piatta di qualunque aeroporto.
Si scollina ed ecco São Tomé: l’avenida con le gigantesche mangrovie, la piazza del mercato, il giallo dei taxi collettivi, le barche in secca. E’ sabato, c’è movimento di merci e di donne. Percorrendo il lungomare dall’aria decadente, arrivo a destinazione: quartiere della cooperazione, delle ambasciate e del più bel albergo di Sao Tomè, l’hotel Miramar (servizi e costi all’occidentale). Non voglio perdere tempo, non sono stanca. Poso a terra le borse, doccia veloce e via, in giro per il centro storico.Vorrei uscire da sola ma non è il caso; mi faccio accompagnare e cerco nel contempo di fissare mentalmente i punti strategici per non perdermi alla prossima uscita solitaria.

Tra i “colori” del mercato centrale

Principe Donne offrono frutta al mercato
Donne offrono frutta al mercato

Confesso di essere un po’ delusa dalla città. Paziento un po’ e girato l’angolo, nella grande piazza centrale, trovo tutto quello che mi aspettavo. Anzi, ci sbatto addirittura contro, perché è impossibile non vedere la grande struttura in muratura che ospita il mercato coperto della frutta. All’interno i colori, i profumi e le voci. Riesco a scattare un paio di foto, poi desisto; non vogliono. Il commercio continua all’aperto, sulla terra battuta e sui marciapiedi. Pochi gli uomini; solo qualche anziano. L’artigianato locale non è esposto e comunque si limita a piccoli manufatti di cocco o a mobili in bambù, che qui abbonda. Parto nel primo pomeriggio per il primo giro di conoscenza dell’isola, destinazione “spiagge” e  acquisto pesce!
Prima sosta a Micolò. La strada, la numero due, è buona di fondo. Scopro che le strade statali sono tre: una a occidente, una a levante e l’altra cha attraversa una parte dell’isola; i distretti di São Tomé sono sei in tutto; l’isola è piuttosto piccola.

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Principe Consulat de São Tomé & Príncipe

Arrivo in una spiaggia recintata e sorvegliata ma di libero accesso. La sabbia è di basalto nero e l’arenile è vastissimo; dà quasi l’idea di poterci camminare all’infinito. Niente turisti o bagnanti occidentali; solo donne che lavano al torrente, bambini che giocano e un pescatore che sistema la barca. Riparto in direzione sud, sempre lungo la statale numero due. Attraverso villaggi che qui chiamano città; un po’ ovunque vi sono murales che informano sulle campagne di prevenzione contro il colera, la malaria, l’Aids; poi chiese, tante chiese. Giungo a Nimes, dove viene conservato il “futuro” delle isole, riserve di petrolio,  scoperto da poco nelle acque territoriali. Porterà ricchezza, porterà lavoro ma, come dice Luis “guarda bene, perché tra dieci anni niente sarà più così”.

Pesce in abbondanza

Principe Pesce freschissimo a Santa Caterina
Pesce freschissimo a Santa Caterina

Arriviamo al villaggio dei pescatori, Santa Caterina, ma le barche non sono ancora rientrate dalla pesca. Si decide quindi una puntata verso la foresta, lungo una buona strada sterrata. La vegetazione è gigantesca, alimentata dalle numerose sorgenti, poiché l’acqua a São Tomé non manca. Ritorniamo al villaggio, in tempo per il ritorno delle barche.
Le donne ci portano il pescato: pardi, bon bon e altro pesce di grossa taglia e dal  costo irrisorio; ciò non toglie che si contratti, come d’abitudine. Il Señor Antonio – è maleducazione chiamare una persona per nome – mi racconta che nella stagione degli amori i “lula” (totani) spiaggiano facilmente e si evita così la fatica di andarli a pescare in mare. Succede anche che le onde ti sbattano un pesce sull’arenile; recuperarlo, è il divertimento preferito dei bambini. Nell’isola anche i cani, che sono molti, magri  e di piccolissima taglia, mangiano pesce. Al rientro, cena a base di “caloulou” in umido, tipico piatto saotomese, con verdure, erbe aromatiche, accompagnato da farina di manioca e riso; quindi, banane fritte.
Queste sono isole vulcaniche che hanno conservato un’anima antica. La respiro con il vento di mare che riesce a mitigare il caldo, a renderlo piacevole. L’umidità è più all’interno, dove nei mesi estivi, che vanno da ottobre a febbraio, piove spesso. Marzo e aprile sono mesi intermedi, secchi. Comunque il termometro non supera quasi mai i 31°. L’inverno va, naturalmente, da maggio a settembre.

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Attraverso l’isola

Principe Le mangrovie a Praja Piscina
Le mangrovie a Praja Piscina

Mi propongono un giro in canoa lungo il rio Malanza; in meno di tre ore, partendo da São Tomé, attraverso Sant’Antonio dos Angolares si arriva a Malanza, alle spalle di Porto Alegre. L’escursione è organizzata dai pescatori del distretto di Cauè. Una vasta area di questo territorio è Parco Naturale Protetto. Mi intriga maggiormente però attraversare l’isola dall’interno; devo decidere lungo quale itinerario cimentarmi, tenendo conto delle difficoltà che presenta.
La stagione è quella giusta, l’attrezzatura un po’ meno e le mie gambe non sono delle più allenate. Scelgo quindi il percorso più facile.
Tre giorni di trekking da mare a mare, passando per la foresta pluviale, aggirando picchi di basalto nero, attraversando torrenti e un lago, facendo base nelle “roças” (piantagioni) mangiando e dormendo nelle vecchie case coloniche portoghesi, parzialmente ristrutturate.

Principe Il paradiso di Praja Piscina
Il paradiso di Praja Piscina

Giro accompagnata dalla guida, armata di machete, che parla anglo-franco- portoghese. Arrivo a destinazione e “ao fim da estrada” (alla fine del percorso) ecco Praja Piscina e Praja Jalè. Me lo avevano raccontato, l’avevo intuito osservando delle fotografie. La realtà è davvero un Eden. A Jalè Ecolodge il custode ci mette a disposizione tre bungalow sulla spiaggia. Viene buio presto, prima delle sette, in prossimità dell’equatore, ma si tira tardi con racconti di storie e leggende su questa comunità che pratica la pesca impiegando  sistemi antichissimi. Gli uomini riescono a catturare i marlin con la lenza trainata  dalla corrente e a reggerne gli strappi e la corsa con le mani. Chiudo gli occhi e penso a “ Il vecchio e il mare” e mi faccio a mia volta trasportare dalla corrente dell’oceano.

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