Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

Castel Firmiano e il Messner Mountain Museum

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Nei pressi di Bolzano c’è Castel Firmiano. Tra le sua antiche mura si trova il cuore museale e la struttura in acciaio e vetro ideata e voluta dal celebre scalatore Reinhold Messner. Il percorso museale è come un libro che raccoglie e mostra storie, simboli, oggetti, personaggi, credenze.

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Castel Firmiano (Foto: F. Gögele © Mondointasca)

Castel Firmiano, nei pressi di Bolzano, è il cuore del circuito delle sei strutture museali del MMM, Messner Mountain Museum, ideato e voluto dal grande alpinista e scalatore Reinhold Messner. Sei luoghi: Firmian, Corones, Dolomites, Juval, Ripa, Ortles, per incontrare la montagna e la gente di montagna. Osservo Castel Firmiano in lontananza, dalla piccola stazione di Ponte Adige in attesa del treno, che mi avrebbe ricondotta verso Merano: pare una montagna incantata, illuminato suggestivamente a tarda sera. A pensarci bene, è un luogo emblematico per la mia terra, è lì, infatti che si è scritta una delle pagine più importanti della storia per la conquista dell’autonomia sudtirolese. É come se un determinato posto fosse già prescelto, perché più adatto di altri a sopportare atmosfere cariche di significati e memoria. Custodito da un boschetto di querce, ci si può salire a piedi lungo un sentiero o comodamente in macchina. Comunque ci si arrivi, è il castello stesso che ti viene incontro, con la sua aria un po’ sospesa di fascino e potenza, mistero e attrazione. Tra le sue antiche mura, rese accessibili da una struttura moderna in vetro e acciaio, al Messner Mountain Museum vi è tutto un percorso espositivo che si snoda tra torri, sale, cortili, raccogliendo come in uno scrigno, tutti i souvenir che dai suoi romanzeschi viaggi ha portato il celebre e avventuroso scalatore altoatesino, Reinhold Messner.

Il Messner Mountain Museum tra passato, presente e futuro
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(Foto: F. Gögele © Mondointasca)

Al Messner Mountain Museum passato, presente e futuro convivono in quello che può sembrare un paradosso. Si, perché c’è talmente “tanta roba” che si rischia lo smarrimento! É necessario trovare un filo conduttore per cogliere un’unione comune, capace di cucire insieme tutti i simboli, gli oggetti, le storie, i personaggi e formare così un mandala di senso e comprensione.
Un sano eclettismo che ha colto il bello dalle molteplici direzioni possibili, riuscendo, pur nella loro apparente eterogeneità e diversità, ad armonizzarle a tal modo che una spieghi la presenza dell’altra.
Il castello è come un libro, ricco di capitoli, ed ogni capitolo narra un’epoca, una filosofia, un popolo, le sue credenze, la religione. E visto che le teorie sono spesso troppo complicate, da sempre si è ricorso ai simboli per spiegarle.

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Le religioni nate in luoghi ampi ed elevati
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(Foto: F. Gögele © Mondointasca)

Le tre grandi religioni monoteiste sono nate in luoghi elevati o vasti. Sono infatti prodotti della montagna, oppure del deserto. In quei luoghi, insomma, “dove nulla ostruisce la vista del cielo” (Gerhard Staguhn) e l’umanità tutta ritrova archetipi comuni, che si susseguono e ribadiscono, se pur in sfaccettature e sfumature diverse, in ogni latitudine e altitudine! Ecco come l’Essenziale si fa conditio sine qua non per arrivare al punto, alla vetta, senza perdere di vista il vero e solo percorso evolutivo per l’uomo. La ridondanza teorica e la complessità simbolica del Buddismo, ad esempio, trovano facile esemplificazione nell’Alpinismo, che ne spiega i contenuti in poche e semplici parole e pretese: la rinuncia, la povertà di superfluo, il distacco dal inutile e dal “pesante”. É nel non attaccamento ai beni materiali e nell’empatia che si giunge all’illuminazione, ed allo stesso modo è l’Alpinismo che trova nel minimalismo la chiave verso la felicità e per conoscere  davvero se stessi.

Alpinismo e le grandi esperienze in montagna
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(Foto: F. Gögele © Mondointasca)

Gli alpinisti sono esseri umani, e gli esseri umani sono esseri imperfetti, ma proprio in quanto tali, capaci di forti esperienze. Ai confini del possibile sperimentiamo le nostre paure e le nostre debolezze, la nostra misura umana… è soprattutto per questo che andiamo in montagna: “finalmente si vive soltanto se stessi”, scriveva Friederich Nietzsche.
Antiche e sagge filosofie si scambiano i concetti, presentandoli ognuna con le sue peculiarità e caratteristiche. Così capita di incontrare statue di Buddha in meditazione, accanto ad oggetti di venerazione cristiana, cimeli storici, vecchi scarponi e reperti d’epoca. Opere d’arte e pittorica, reliquie e spazzatura dimenticata tra i nevai, personaggi delle favole, come i sette nani nella loro miniera di diamanti e foto dei volti solcati dalle rughe di scalatori che hanno fatto la storia, conquistato vette e aperto vie, fra i primi Tita Piaz, “Signore degli Abissi”! Tutti comparabili se uniti da quel sottile filo conduttore, dicevamo, che accomuna il Senso e ne da uno alla visita stessa del castello.

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La montagna e i molti volti del Creatore
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(Foto: F. Gögele © Mondointasca)

Da sempre l’uomo volge lo sguardo in su, verso l’immensità del cosmo, per scoprire il significato di tutto. Lì, infatti, sembra custodito il mistero che sta alla base della sua esistenza e la vita appare come qualcosa da scavalcare, o quanto meno qualcosa da osservare dall’alto (Peter Sloterdijk). Dio, il Sommo Creatore, viene presentato sotto diversi punti di vista e configurazioni, attributi e aspetti simbolici, che Messner ha incontrato nei suoi viaggi e raccolto qui, intersecando dimensioni, elementi, colori, volti e personaggi. Oggetti per le cerimonie cimaiole (i tibetani fanno tuttora ciò che Noè fece sul Monte Ararat: “Sulla cima di un monte lanciai della farina ai quattro venti e posi un’offerta. (Raoul Schrott, Gilgamesh), bandierine colorate, fotografie, innumerevoli raffigurazioni di Dio, in modo che, secondo la filosofia buddista, ognuno possa trovare e scegliere quella a lui più affine e “facile da venerare”.
I miti, al Messner Mountain Museum, rindondano da un libro sacro all’altro, sempre rispettosi di atavici clichè, schemi salvifici per intendere comunque e sempre la medesima Realtà: 3 le Dimensioni: Cielo (il Vuoto, lo Spirito), Nuvole (ciò che appare, la Mente) e Pioggia (il Tangibile, la Materia); 5 gli Elementi; 2 le Energie Primordiali (il Femminile che è Empatia ed il Maschile che è Metodo), Eremiti e Pastori, Fiere selvatiche e Cacciatori. A volte, in tanta caleidoscopica e vasta magnificenza per tentar di rivelar l’Altrove, è meglio accontentarsi del simbolo ed apprezzare l’opera artistica in quanto tale. Ammirando fino ad arrivare ad idealizzare la bellezza della Natura, il più puro degli Spiriti, che andrebbe tenuto “pulito” e curato come sarebbe illuminante fare con il proprio!

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Messner Mountain Museum I tanti modi di vivere la montagna
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(Foto: F. Gögele © Mondointasca)

Non manca un excursus culturale e storico tra diverse epoche, in cui l’approccio alla montagna si è modificato, come sono cambiati i modi di vivere e di viverla.
Risalendo ai nostri giorni, possiamo ricostruire le tappe dell’Alpinismo, l’evoluzione degli stili (pensiamo, riporta lo stesso Messner, all’approccio del Rinascimento prima e del Romanticismo poi che, parlando al sentire collettivo, fecero perdere alla montagna il suo potere terrifico), fino all’avvento della tecnologia e dei nuovi materiali. Ma dalla vetta ognuno deve tornare alla propria vita (Christoph Ronsmayr), e da questa ritrovata condizione, essere consapevoli che sono i sassolini a farci inciampare, non le montagne!

Info per visite: Castel Firmiano Museo

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