Martedì 10 Dicembre 2024 - Anno XXII

Messico: il Curandero e gli avvoltoi di Chamula

Chamula Piazza-della-chiesa-di-San-Juan-Chamula

A San Juan Chamula è vietato fotografare. Questi fieri discendenti dei Maya pensano che la loro cultura possa dissolversi a ogni scatto. La salute viene affidata alla magia e alla conoscenza dei curanderos. Religione e fede si fondono con le tradizioni.

Chamula I-crocifissi-vuoti
I crocifissi vuoti

Avete mai fotografato con le parole? O letto una foto? Perché è questo che io mi accingo a fare. Devo, perché nel villaggio di San Juan Chamula le macchine fotografiche sono vietate (c’è pure un cartello gigante all’entrata che te lo fa presente!). I nativi tzotzil, fieri ed orgogliosi discendenti dei Maya, credono che la loro cultura non debba andar persa e dissolta in fotografie, che ad ogni scatto ne potrebbero disperdere un poco. E così la mia concentrazione per memorizzare il più possibile nel tentativo di trasporre e ricreare immagini in parole mi ha totalmente assorbita, in un contesto talmente suggestivo da diventare quasi buffo.
Rispettosamente parlando! Partendo da San Crisotbal de las Casas, pur percorrendo solo una decina di chilometri, lo scenario cambia totalmente. Si scende un po’ d’altitudine (anche se la sensazione che si ha è quella di salire!) ed il paesaggio si fa improvvisamente più brullo, scompaiono gli alberi e si vedono chiazze di capanne, catapecchie, basse case in muratura, vacche al pascolo, qualche piantagione e incoltivi.

Alla festa del Sole si liberano i tori

Chamula Carnevale
Festeggiamenti per il carnevale

Il paese giace in una conca, con lo zoccalo principale da cui dipartono i quattro quartieri che suddividono Chamula secondo una simbologia locale. Le case risalgono fin sulle pendici ed i combi, minibus collettivi, sfrecciano in continuazione trasportando gente in ogni direzione: quando è pieno, si parte! Sono arrivata a Chamula di mercoledì, il giorno dopo la festa più importante che qui è il martedì grasso: il Carnevale, che per i paesani simboleggia la nascita del sole! Vengono liberati i tori e si beve fino allo stordimento. Ci sono cortei di suonatori in costume locale e alla fine volano lattine e bottiglie. I turisti non sono ammessi e ad un certo punto delle celebrazioni vengono allontanati (forse per sicurezza!?). Per la strada c’era ancora chi dormiva sconvolto dai postumi alcolici e dagli effluvi di pox (leggi posch), grappa sacra e dai molteplici effetti.

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Curandero: medicina e magia per guarire

Chamula Le donne
Donne al mercato

La gente ha la carnagione più scura e sono di bassa statura, tutti “ben piazzati” e ricoperti da strati di pelle di pecora, animale sacro e rispettato perché nelle credenze locali San Juan Bautista, qui molto adorato, prima della “chiamata” era un pastore.
Le donne la usano nera, come gonna tenuta in vita da larghe cinture e gli uomini come lunghi gilet bianchi. L’80% della popolazione locale (sono 7 mila ca.) si affida ai curanderi per pratiche più o meno terapeutiche e magiche ed all’interno della loro chiesa se ne possono incontrare molti, intenti in qualche rito purificatore. Non ci sono alberi e la piazza principale del sagrato è animata da bancarelle piene dei prodotti locali, il che mi fa pensare che questa sia una terra fertile, per la colorata varietà di frutta e verdura che vi cresce e, da quel che ho potuto assaggiare, anche dolcissima di sole e di sapore: guava, maguey, granadilla, papaya, mango. Ogni primo morso di esotico è una scoperta per il mio palato.

La religione a Chamula si fonde con le antiche tradizioni Maya

Chamula Chiesa de San Juan Chamula
La Chiesa di San Juan Chamula

Zucche svuotate diventano contenitori e strumenti simili a maracas, lane coloratissime contrastano il grigio dell’altopiano ed i bambini scorazzano tra le gonnellone pelose delle madri. La facciata della chiesa è di un bianco calce, con il portone decorato con disegni allegorici in multicolori che rappresentano la pianta del mais, i quattro elementi, i quattro quartieri della città e vari simboli sacri. La religione che si pratica a Chuamula è un miscuglio di antiche tradizioni maya e cristiane: il loro crocifisso è vuoto, perché Cristo, in effetti, dopo la morte, oltre a risorgere, non è di certo sempre stato lassù! Quindi i chamultechi lo ricrocifiggono solo a Pasqua. La croce rappresenta anche il Seba, l’Albero della Vita Maya, ed i simboli dei quattro evangelisti ti osservano dalla cupola sopra l’altare, tra piante di mais stilizzate, sole e luna, vie lattee che sono allo stesso tempo vie crucis, galassie e stelle.

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Tabernacoli votivi e statue con specchi al collo

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Interno della chiesa di San Juan Chamula

I colori dominanti sono il blu, il giallo, il verde ed il rosso, archetipo dei quattro elementi naturali. Entrando si deve fare attenzione a non scivolare sul pavimento ricoperto da aghi di pino lunghi e aromatici, che con le luci delle candele accese e la schiera di tabernacoli votivi (all’incirca 46) posti lungo tutta la lunghezza dell’unica navata, fa girare la testa ed è un impatto davvero forte. Al posto del legno delle panche si usa stendere un tappeto vegetale e la gente si siede per terra, a tutte le ore, formando piccoli gruppi familiari che, a seconda delle candele che portano in offerta (più o meno lunghe e colorate) si capisce se vengano per chiedere o per ringraziare. In ogni tabernacolo è racchiuso un santo che è accudito da un suo personale ministro, con il compito di vestirlo, portare fiori, accendere candele … un po’ come il rituale indiano delle murti.
Una cosa che mi è piaciuta moltissimo è lo specchio: alcune statue di santi ne hanno appeso al collo uno, nel quale ci si può riflettere e confessarsi quando umilmente si cerca l’assoluzione. Non c’è bisogno di intermediazioni. Una volta a settimana un padre gesuita viene a dir messa e a battezzar bambini, mentre i matrimoni si celebrano a casa della sposa, sulla parola e con una stretta di mano: in fondo si tratta di una promessa! Documento tutti questi fatti in modo che non siano solo appunti presi per mera curiosità, ma anche per farci meditare un po’ sopra, per quanto strani ed inusuali possano apparire!

Insolita esperienza la visita a un curandero

Chamula Bancarelle-al-mercato

Per meglio indagare la cultura locale ho fatto visita anche ad un curandero (la predisposizione d’animo attira sempre ciò che si cerca, mettici pure se si è curiosi), che mi ha condotta nel suo piccolo sancta sanctorum, provvisto di altarino, immagini sacre, frasche, candele, uova, bottiglie di pox e di altre bibite, nel caso il fortissimo distillato della canna da zucchero non venisse sopportato. Mi accingevo ad un rito purificatorio, durante il quale il mio dolore sarebbe stato mondato e da me estratto per finire in un uovo. Solitamente viene auscultato anche il polso, per sapere a che santo votarsi, che cosa offrire e come pregare. Nel caso non bastasse, al posto dell’uovo si ricorre ad una gallina, per poi decapitarla ed offrire il sangue alla terra. Il tutto inizia con uno sfregamento di frasca accompagnato dalle litanie del curandero. Una volta “pulita” e fatta sedere su una panca di legno di fronte all’altare, il guaritore mi ha passato un uovo lungo il corpo per poi gettarlo lontano e brindare alla rinascita con bicchierini di pox, abbracci, strette di mano, giaculatorie e accensione di candele. Ovvio dire che sono uscita che ero un’altra persona, per lo meno dal punto di vista esperienziale e perché in fondo quello che conta è crederci!

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La forza atavica delle fede

Chamula

Nel cielo di Chamula volano in cerchio gli avvoltoi, alzando gli occhi cielo provo ad immaginare che sensazione di sicurezza possa dare questo profondo senso di appartenenza ad una tradizione così antica e ad un popolo così forte e fiero. Certo ci si deve adeguare, magari intrecciare i capelli con nastrini colorati ed imparare a tessere, lasciandosi scorrere il tempo addosso, ma non è bellissimo sperare ancora nella forza atavica della fede, con la convinzione che un uovo ed una preghiera ben detta possano guarire!? Credo che anch’io, vivessi qui, farei parte della percentuale che cercherebbe un curandero, mal che vada ci si berrebbe insieme un bel bicchierino di pox!

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