Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Islanda sud-occidentale: viaggio all’origine del Mondo

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Negli ultimi tempi si è parlato molto dell’Islanda a causa dell’eruzione del vulcano Eyafjallajökull. Sul continente panico e blocco dei voli in mezza Europa, sull’isola nessun problema, solo un pezzetto di strada travolto dall’acqua del ghiacciaio che si scioglieva e pulizie straordinarie nelle fattorie investite dalla cenere

Tra rocce e sorgenti calde a Seltún
Tra rocce e sorgenti calde a Seltún

Tutto è silenzio. Solo il vento artico che soffia incessantemente fa sentire il suo suono. Davanti ai nostri occhi si apre un paesaggio lunare, fatto di lava porosa il cui colore bruno e talvolta interrotto da muschio ed erba verdissimi e arbusti di lupino con il loro bel colore azzurro-viola.

Questo è il benvenuto in Islanda, un luogo veramente ai confini del mondo nonostante si trovi a meno di quattro ore di volo da Milano. Per i geologi l’isola (grande un terzo dell’Italia ma abitata da circa 300mila persone, i due terzi dei quali concentrati nell’area intorno alla capitale Reykjavik) è un libro aperto su come si sono formati i continenti.

Islanda, come le pagine di un libro geologico

Le falesie della faglia medio-atlantica a Thingvellir
Le falesie della faglia medio-atlantica a Thingvellir

È interessantissimo osservare gli effetti delle enormi forze che spingono e tirano le rocce frantumandole e creando formazioni a forma di onda. Formazioni che gli specialisti sono in grado di interpretare facilmente. È l’unico posto al mondo dove si possono vedere questi fenomeni che, altrimenti sono nascosti sul fondo dell’oceano. Al centro dell’altopiano spicca il Lögberg. La collinetta dove si radunava il Parlamento e dove oggi si erge, orgoglioso, il palo che regge la bandiera blu con la croce scandinava rossa bordata di bianco.

Qui è stata costruita una tribunetta in legno che ha ospitato e ospitata tuttora i momenti importanti della vita politica nazionale. Per esempio la dichiarazione d’indipendenza avvenuta il 17 giugno 1944. Oppure momenti religiosi, l’adozione del cristianesimo come unica religione del Paese nell’anno Mille. In Islanda stato e religione non sono separati. Sulla spianata c’è una chiesa e una pietra miliare che indica la distanza con la sede episcopale di Skálholt, la più antica del Paese, dove si trova una pietra miliare analoga a unire simbolicamente questi due luoghi importanti. Thingvellir è Parco Nazionale e, dal 2004, Patrimonio Unesco.

La “Pianura del Consiglio”

Islanda La piana di Thingvellir
La piana di Thingvellir

È il Thingvellir, il luogo simbolo dell’Islanda a una quarantina di chilometri da Reykjavik. Qui, dal X secolo dopo Cristo e fino al 1262 si riunivano i “Godhar”; i capi delle tribù vichinghe di origine norvegese che avevano colonizzato l’isola, per esercitare il potere legislativo e giudiziario. L’Althing, – così si chiamava l’istituzione che potrebbe essere tradotta come “La questione comune”, è diventato il Parlamento islandese il più antico al mondo – si riuniva proprio in quel luogo.

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Un altopiano con il grande ghiacciaio Langjökull sullo sfondo, ricco delle acque limpidissime del fiume Öxarárfoss che si getta nel lago Thingvallavatn, il più vasto d’Islanda. L’altopiano è chiuso da una lunga falesia basaltica, chiamata Almannagjá creata appunto dalla faglia della dorsale medioatlantica. E a questo proposito bisogna aprire una doverosa parentesi il Thingvellir si trova esattamente sulla faglia che procede dal Mar Glaciale Artico fino all’Antartide. E divide il continente eurasiatico da quello americano. Continenti che si stanno allontanando costantemente alla velocità di 5 millimetri all’anno.

Un fenomeno mondiale

Il geyser Strokkur
Il geyser Strokkur

Qual è l’unica parola islandese entrata in tutte le lingue del mondo? Facile: Geysir. Il fenomeno degli spruzzi di acqua bollente e vapore che con regolarità schizzano da fenditure nel terreno (in islandese gjósa significa appunto “Eruttare”). Per la precisione, Geysir, anzi Stori Geysir, è il nome del primo e, allora più grande (stor, significa grande in islandese) di questi fenomeni scoperto nell’Haukadalur a un centinaio di chilometri dalla capitale e, per estensione ha designato il fenomeno.

Lo Stori Geysir, ahimé, non erutta più da molti anni. Si è risvegliato solo una volta, nel 2000, pochi istanti dopo la visita del nostro attuale Presidente del Consiglio e su questo fatto gli islandesi commentano ironici che o è stato un miracolo o un attentato comunista… Ben attivo, invece è lo Strokkur, che si trova proprio di fianco, con un getto di circa 15 metri che erutta circa ogni 10-15 minuti. Sempre attivo ma minore è il Litli Geyser (Litli significa “Piccolo”). Ci sono anche le Blesi, due polle una bollente trasparente e una tiepida di colore azzurro intenso. Una curiosità, gli abitanti del posto sfruttano il calore naturale per produrre il hverabraudh, un pane di segale scuro e leggermente dolce, cotto sottoterra.

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Acque tonanti

Islanda La "Cascata d'Oro" di Gullfoss
La “Cascata d’Oro” di Gullfoss

In Islanda sono oltre diecimila le cascate (Foss). L’acqua di fusione dei ghiacciai si fa largo tra le rocce con salti anche imponenti e spettacolari. Gullfoss è la più famosa ed è un’attrazione turistica di prim’ordine assieme al Thingvellir e ai Gaysir con i quali costituisce il cosiddetto “Golden Circe” il “Circolo d’oro”. La sua fama è ben meritata. Si arriva da un vasto pianoro chiuso in lontananza dal cono del vulcano Hekla, uno dei più attivi del Paese tanto da essere anticamente creduto la porta dell’inferno.
Man mano che ci si avvicina si sente il cupo rombo dell’acqua che cade e, una volta arrivati si vede il largo fiume Hvitá (letteralmente il “Fiume bianco”). Qui fa un primo breve salto lungo un taglio in diagonale nel suo letto, seguito da una precipitosa caduta verticale nell’imbocco di uno stretto canyon. In quel punto si vede l’acqua turbinare a lungo fino a perdersi a un ansa lontana.

Ritratto di Sigrídhur Tómasdóttir
Ritratto di Sigrídhur Tómasdóttir

Si calcola che qui la velocità dell’acqua raggiunga i 100 metri al secondo. È uno spettacolo maestoso che lascia stupiti per la sua meravigliosa violenza e che, in un certo senso è la metafora dell’Islanda stessa: tu, misero omuncolo, sei impotente e indifeso contro le forze della Natura. Ci sono due sentieri che conducono rispettivamente in cima alla cascata e all’inizio del secondo salto. Su questo secondo sentiero c’è un monumento con un ritratto di donna, Sigrídhur Tómasdóttir la quale, agli inizi degli anni Venti combattè una battaglia contro la costruzione di una diga sulla cascata per alimentare una centrale idroelettrica.

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Arcobaleni che incorniciano le cascate

Islanda La cascata di Skogfoss
La cascata di Skogfoss

Più a sud, scendendo lungo la strada N°1 che in 4.000 chilometri fa il periplo dell’isola, si attraversa il fiume Thjórsá che, con i suoi 230 chilometri è il più lungo dell’Islanda. Siamo in quella fascia di pianura creata dalle continue eruzioni vulcaniche potenzialmente molto fertile (se non fosse per le basse temperature medie che rallentano la crescita delle piante) come testimonia il verde brillante dei prati e dei pascoli.

Seljalandsfoss è chiamata “La cascata liquida”. È tra le più note cascate d’Islanda e rappresentata in molti calendari e libri sul Paese per il suo aspetto inconfondibile. Un tempo il fiume Seljalandsá cadeva per una sessantina di metri da una scogliera sull’oceano. Le continue colate laviche e il rimodellamento della morfologia hanno spostato la costa di circa cinque chilometri. Ai lati della cascata parte un sentiero impervio che permette di arrivare dietro la cascata stessa.

La Cascata Skogafoss Foto di Hans Braxmeier
La Cascata Skogafoss Foto di Hans Braxmeier

Non molto lontano c’è un’altra cascata, la Skógafoss, creata dal fiume omonimo che nasce proprio dall’Eyjafjallajökull. Larga 25 metri e alta 60, nelle giornate di sole le goccioline d’acqua sollevate dalla caduta creano arcobaleni splendidi. A destra un sentiero e una lunga scalinata portano proprio vicino all’inizio del salto.
Secondo una leggenda, Thrasi Thórólfsson, il primo vichingo a stabilirsi nella zona, nascose un forziere pieno di monete d’oro, nella caverna dietro la cascata. In molti lo hanno cercato, si dice che un ragazzo trovò il forziere e iniziò a tirare attaccando una corda ad uno degli anelli laterali che si ruppe e il forziere affondò. L’anello d’argento con incisioni runiche fu in seguito usato come maniglia del portale della chiesa di Skógar e si ammira incora al museo del paese.

Info: it.visiticeland.com/https://it.visiticeland.com/

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