Giovedì 18 Aprile 2024 - Anno XXII

Rilanciare il turismo col patrimonio archeologico e monumentale

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Impegno, capacità, lungimiranza. Il caso Reggia di Caserta. Il rilancio del turismo passa dalla salvaguardia dei monumenti e dei siti archeologici.

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Botromagno, Gravina in Puglia

Dopo i giorni festivi delle ricorrenze pasquali, tra turisti che hanno invaso mari, monti, laghi, città d’arte, con cifre che gonfieranno dati, numeri e percentuali di presenze, il caso emblematico può essere quello della Reggia di Caserta, tornata ad essere fruibile e presa letteralmente d’assalto dagli affamati di storia, di arte, di cultura. Poi ci sono, ed è pur necessario evidenziare, le tristi realtà monumentali e museali chiuse al pubblico per eterni lavori di ripristino, di restauro o messa in sicurezza o per lavori non ancora o mai iniziati. Possiamo segnalare il caso della zona archeologica di Sibari, in Calabria, sommersa dall’acqua alluvionale del 2003 rischia di scomparire; il Museo della Civiltà Romana o quello delle Navi romane di Fiumicino; la zona vastissima di Botromagno in quel di Gravina in Puglia, in provincia di Bari, nel cuore della Peucetia antica, da anni sottosequestro per vicende giudiziarie e mai più riaperto. Un resoconto che non avremmo voluto fare. Alcuni esempi più drammatici tra lo scempio e il disinteresse generale, tranne che per il Museo della civiltà romana, dove i residenti si sono costituiti in Comitato per sensibilizzare le coscienze istituzionali più sopite.

Patrimonio archeologico e i segni della civiltà

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Museo della Civiltà Romana

Zone di bellezze inaudite con originali segni delle civiltà greche e romane succedutesi nel corso dei secoli; patrimoni indistruttibili, ma destinati all’incuria dalla cattiva gestione, dallo scarso senso di rispetto verso la storia. Luoghi oggi non fruibili e, purtroppo,  non si conoscono i tempi per il ritorno alla loro antica e nobile funzionalità. Paesaggi naturali ed ambientali, scrigni di tesori confusi tra il degrado delle strutture fatiscenti e i rifiuti depositati dai soliti incivili. Intoppi burocratici, uniti alla insensibilità delle istituzioni ministeriali centrali, ma, anche e, soprattutto, territoriali e periferiche, quali le Soprintendenze, creano la miscela del discredito, della perdita della memoria del passato; della mancanza di quello sviluppo turistico. Degrado, povertà, miseria, abbandono, che si vi si mette mano potrebbero diventare posti di lavoro per i molti giovani in possesso di lauree in archeologia, difesa, conoscenza, salvaguardia e tutela dei beni storici ed ambientali.

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In Italia 51 siti Unesco

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Museo della navi romane

Una Italia così ricca, così invidiata, ma così latitante sul piano del recupero di ciò che è stato fermato per essere migliorato e che invece è stato peggiorato, dai cantieri chiusi o da lavori eterni e infiniti. Dalle avversità atmosferiche a quelle umane che, a volte, dilapidano, per la sola assenza, per il solo rifiuto di riparare, di ammodernare, di adeguare tutto ciò che appartiene alle esigenze dei fruitori. C’è bisogno di una Italia che non penalizzi il grande patrimonio monumentale e museale, al contrario rilanci, come nel caso della Reggia di Caserta, per aumentare accessi e incassi con numeri di qualità. L’Italia, ricordiamolo, ha il più alto numero di siti di valenza mondiale riconosciuti dall’Unesco, ben 51. Ma questo non basta, non è sufficiente, se si vuole continuare a dare una spinta ad un turismo di qualità, di valorizzazione. Un turismo capace di esportarsi, di andare oltre i propri confini, per imporsi come culla di civiltà e di progresso italico, sempre all’avanguardia. Un turismo che non deve uccidere la memoria, il passato, ma ripartire da questi per essere futuro di espressività geografica, universale e continentale.

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