Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Bosnia Erzegovina: Sarajevo meeting of cultures

Sarajevo Panorama della città

Sarajevo è unica. Città tormentata, affascinante, misteriosa, sofferente. Abitanti generosi cercano di recuperare l’armonia tra le diversità che li ha contraddistinti per secoli. Il leitmotiv di un viaggio nella capitale bosniaca è sicuramente “Sarajevo, mon amour!”

Sarajevo Film festival 2015
Sarajevo, Film festival 2015

Il viaggio è e resta “la forza perturbante e distruttrice della routine e delle abitudini, il modo migliore per capire e conoscere gli altri, uno dei veri mordenti della vita”. Riflettendo su questo concetto decido che sarei partito alla volta di Sarajevo. Contesa da tre imperi, attraversata da più popoli, religioni, etnie, ferita da una guerra le cui cicatrici sono ancora visibili sulle facciate dei palazzi e sui volti della gente. Una città che non può lasciare indifferente nemmeno il più distratto dei viaggiatori.
Arrivato nella capitale bosniaca in una calda notte estiva, trovo una Sarajevo vivace: i giovani per strada affollano i locali e i bar del centro, anche per il Sarajevo Film Festival (14-22 Agosto), che ha attirato migliaia di appassionati da tutta Europa. Il tassista che mi accompagna all’ostello è loquace e fuma una sigaretta dietro l’altra. Mi chiede di dove sono e mi racconta che parte della sua famiglia vive in Italia, a Perugia. Costeggiando l’ambasciata americana, fa un gestaccio ed esclama: “fucking fascists!”.

Cordialità e disponibilità verso gli stranieri

Sarajevo Una strada della Baščaršija,
Sarajevo, una strada della Baščaršija

Una volta nel centro storico, chiedo indicazioni al proprietario di un negozio di argenteria su come arrivare al mio ostello. Sono fortunato: è amico dell’albergatore. Lo chiama al telefono e dopo cinque minuti si presenta Dragan, un ragazzo barbuto sulla trentina. Trovo gli abitanti di Sarajevo molto cordiali e disponibili ad aiutare gli spaesati turisti che cercano di districarsi tra le strette vie del centro antico. L’ostello si trova alle spalle della fontana Sebilj, cuore della città vecchia e punto di ritrovo dei giovani. L’albergo è una struttura su due piani che ricorda le classiche abitazioni della città: mura bianche, bassi tetti e tegole rosse. Nell’atrio c’è un piccolo spazio dedicato ad uno dei passatempi preferiti da queste parti: il narghilè. Dalla mia finestra sento il suo profumo dolce ed avvolgente e godo di una bellissima vista sulla Baščaršijska Džamija, la moschea della Baščaršija.
Il cuore di Sarajevo è un reticolo di strade, piazze e vicoli attraverso i quali si rivive la storia della città dove Occidente e Oriente si incontrano – e purtroppo si scontrano: tracce dell’era neolitica, romana, slava, medievale, e ancora i resti evidenti dell’impero ottomano e di quello asburgico per confluire poi nella grande polveriera Jugoslava fino ai tragici eventi del 1992-95.

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Sarajevo crocevia di popoli, religioni, culture

Sarajevo Piazza-della-Cattedrale-ortodossa
Sarajevo, la piazza della Cattedrale ortodossa della Santa Madre

Inizio la mia visita dalla parte alta della città, dal cimitero musulmano Alifakovac, le cui tombe sono orientate verso La Mecca, come vuole la tradizione islamica. La bellezza della città vista dall’alto è sontuosa, ma è la sua diversità a renderla unica: tornando verso il centro, mi imbatto nella Sinagoga Ashkenazi, la terza più grande in Europa, la Cattedrale del Sacro Cuore di Gesù, costruita nel 1889 in stile gotico, la bellissima Cattedrale ortodossa della Santa Madre, del 1868. E ancora: la Moschea dell’imperatore, fatta costruire nel 1457 in onore del sultano Mehmed, la Chiesa Francescana di Sant’Antonio da Padova, progettata dall’architetto Josip Vancas nel 1914 in stile neo-gotico, e il ponte latino, divenuto famoso dopo l’attentato di Sarajevo che accese la miccia della Prima Guerra Mondiale. Nel giro di 5 km a piedi, in pratica, ci si rende conto dell’intreccio di popoli, religioni, lingue, culture ed etnie che hanno convissuto per secoli in questa parte di Europa.

sarajevo old town
Nel cuore della città vecchia la fontana Sebilj’ a forma di chiosco

La Baščaršija (dal turco baş çarşı, “mercato principale”), è il cuore della città vecchia: dell’antico e grandissimo mercato, rimane oggi solo una parte, ma camminare attraverso strade strette, bazar e caffè, da l’idea di com’era la vita durante i secoli dell’impero ottomano. Proprio al centro della Baščaršija, di fianco alla torre dell’orologio, sorge la moschea di Gazi-Husrev Bey, capolavoro islamico più importante della Bosnia-Erzegovina, eretta nel 1531. L’ingresso nella moschea costa 2 marchi bosniaci (1€), e bisogna rispettare le tradizioni islamiche: togliersi le scarpe e, per le donne, coprire braccia, gambe e capelli.
A pranzo, in uno dei tipici ristoranti del centro storico, provo i piatti tradizionali bosniaci come i Sarajevski Sahan, degli involtini di verdure con dentro carne o riso, accompagnati da salse piccanti, purè di patate e somun, il pane di derivazione turca. Da bere l’immancabile Serajevska Pivara, la birra ancora prodotta in città.
Subito dopo percorro tutta la Ferhadija, la strada commerciale più nota, ed arrivo alla fiamma eterna, accesa in ricordo dei caduti della seconda guerra mondiale. La Ferhadija si ricongiunge con la Ulica Marsala Tita, la strada intitolata al Maresciallo Tito – ogni capitale balcanica ne ha una – che termina con il monumento ai bambini morti durante l’assedio di Sarajevo. Dei cilindri in ferro battuto riportano i loro nomi.

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