Martedì 23 Aprile 2024 - Anno XXII

Brindisi punto di arrivo e partenza per visitare i mille tesori

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Il Salento è un mondo pieno di arte e cultura che si arricchisce continuamente. E’ nato un progetto promosso dalla Regione Puglia che propone un viaggio alla scoperta dei tesori: siti archeologici e città d’arte, che si trovano intorno all’aeroporto di Brindisi

salentoDai siti archeologici alle città d’arte, in un viaggio fantastico che non a caso inizia da Brindisi, porta d’Oriente. La seconda capitale dell’impero romano  è una città fiorente di cui si leggono le vestigia camminando per le sue vie e nel museo archeologico provinciale. L’aeroporto di Brindisi, collegato con le principali città italiane ed europee con voli low cost, ha registrato una crescita costante di traffico viaggiatori pari al 35%.

“Tutto ruota intorno all’aeroporto di Brindisi, aeroporto minore, e le bellezze che lo circondano”, ha spiegato la dirigente della Regione Puglia, Antonietta Riccio che ha ideato il progetto. “Abbiamo voluto valorizzare tutte le bellezze intorno all’aeroporto di Brindisi: dalla natura, ai siti archeologici ai castelli, fino alla Puglia creativa”.

Brindisi la città più importante dell’Impero Romano

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Brindisi, bronzo di un principe allenic

Dopo Roma, Brindisi era la città più importante dell’Impero Romano, la Porta d’Oriente, dove terminava la via Appia. Per questo, proprio in età romana, fiorirono sontuose ville addobbate con statue mosaici e dipinti parietali. Grandi necropoli, rinvenute alla sua periferia, dimostrano quanto fosse ricca e densamente abitata. Per averne un’idea basta visitare il Museo archeologico provinciale, diretto dall’architetto Emilia Mannozzi, dove si conservano i resti di imponenti statue, corredi funerari, mosaici.

Un’esperta guida come Francesco Buongiorno, che oltre che ad essere dipendente della Provincia è anche un giornalista, vi guiderà alla scoperta delle usanze dei suoi antichi abitanti, che non furono solo i romani, ma anche gli uomini primitivi e poi i messapi, che abitarono la Terra tra i due Mari. Alleati degli Ateniesi, i messapi amavano la lingua e la cultura greca, tanto che nelle loro tombe sono stati ritrovati vasi in stile attico ed erano nemici di Taranto, l’unica colonia spartana nella Magna Grecia.

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Un vaso in particolare distingue la loro civiltà: la trozzella, che le donne usavano per attingere l’acqua dalle cisterne e con il quale venivano sepolte. Le vestigia della Grande brindisi romana si leggono anche per le vie delle città. Grazie alla dottoressa Anna Cinti, guida ufficiale del Comune, ci ha fatto ammirare il capitello della colonna romana, conservato nel palazzo Nervegna, cuore culturale della città e i resti dell’antica Brundisium, il cui nome viene da Bronte, che significa cervo le cui corna assomigliano alle due anse naturali del porto di Brindisi che si incuneano nella terra ferma.

Castro, l’approdo di Enea

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Castro, il ritrovamento del busto di Minerva

Il professore Francesco D’Andria lo diceva da anni: la Castrum Minervae di cui parla Virgilio nel III libro dell’Eneide è proprio Castro. Nel 2008, mentre cercava attraverso le mura aragonesi la via di accesso all’Acropoli, l’eminente archeologo trovò una statuina in bronzo alta poco più di dieci centimetri, raffigurante la Dea Minerva. Quest’estate è avvenuto il ritrovamento della grande statua in pietra della Dea Minerva e alcuni frammenti del tempio. E’ alta un metro e dieci, avvolta nella sua veste a pieghe con grandi seni (fatto inconsueto per una Dea come lei). Non ha testa, né braccia, ma il professore D’Andria è convinto che riuscirà a trovarne il capo.

“Venne sepolta sotto un lastrone di pietra dove è stata ritrovata in età tardo repubblicana”, ha spiegato la dottoressa Laura Masiello, della Sovrintendenza Beni archeologici della Puglia. “Come se chi lo avesse fatto non aveva intenzione di distruggere la statua, ma provasse ancora un profondo senso di rispetto verso la Divinità”.

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I frammenti del tempio sono decorati con motivi floreali simili a quelli che adornano i vasi attici nel museo di Brindisi. Per il vicesindaco Angelo Coluccia: “Queste importanti scoperte archeologiche arricchiscono la nostra offerta turistica, che non sarà più legata solamente al suo bellissimo mare, che è peraltro Bandiera Blu e alla Grotta Zinzulusa, ma anche al turismo culturale, una grande leva per la destagionalizzazione”.

Giurdignano e il culto della taranta tra dolmen e menhir

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Giurdignano, il giardino megalitico

A pochi passi da Castro si trova Giurdignano, il giardino dei megaliti più grande d’Europa. Se ne contano 23 concentrati lungo un percorso di campagna alla periferia del paese. Tra i menhir più “intriganti”, quello posizionato sulla piccola icona di San Paolo delle Tarante. È un’icona votiva scavata nella roccia lungo un sentiero di campagna. All’interno è raffigurata l’immagine di San Paolo, la ragnatela, simbolo del tarantismo e nella roccia è confitto il menhir.

Molto grande il frantoio ipogeo, che tra l’anno Mille e fino ai primi del ‘900 era come tutti quelli del Salento, un vero e proprio pozzo di petrolio, fonte di grandi ricchezze. L’olio infatti serviva non solo per la cucina, ma soprattutto per illuminare le vie e le case. E il Salento, come Emirati Arabi ante litteram, con le sue immense distese di ulivi e i frantoi ipogei ne produceva in grandi quantità tanto che il suo olio venne utilizzato per lubrificare le macchine della rivoluzione industriale inglese.

La cripta si San Salvatore

Emozionante la Cripta di San Salvatore dove la Madonna bizantina dagli occhi a mandorla appoggia teneramente la sua guancia a quella di Gesù. E’ unica per i suoi soffitti scolpiti a forma geometrica. L’altare è sormontato da una decorazione con tre cerchi concentrici: le tre età dell’Uomo, i cicli della vita.

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Non ha dubbi il sindaco Monica Gravante: “Negli ultimi anni è cresciuto il numero dei turisti nel nostro piccolo centro così vicino a Otranto. Vengono richiamati dai nostri gioielli: la cripta di San Salvatore, il frantoio ipogeo e il giardino dei megaliti, visitabile anche di notte, grazie all’illuminazione. Anche il nostro centro storico è molto caratteristico e lo stile di vita è rimasto ancora fondato sulla solidarietà e i valori dell’amicizia. La nostra festa più bella sono le Tavole di San Giuseppe che celebriamo tra il 18 e il 19 marzo e che ormai richiamano visitatori da tutte le parti della regione e d’Italia”.

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