Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Veleggiare con “Gli occhi al mare” di Maurizio Chi

Maurizio Chi

Il cantautore siciliano Maurizio Chi nell’intervista a Mondointasca parla del nuovo singolo “Gli occhi al mare”. Patito della vela sostiene che per navigare si deve sognare, fare progetti e viaggiare, anche con la testa. Ama il mare della laguna di Venezia. La sua prossima traversata in barca sarà dalla Sicilia al Veneto

Maurizio Chi "Gli occhi al mare"
Maurizio Chi, “Gli occhi al mare”

L’estate deve essere il periodo dell’anno preferito del giovane cantautore siciliano Maurizio Chi. Dopo aver tentato, nel 2014, di entrare nella gara dei tormentoni estivi con “Non te la tirare”, quest’anno è tornato in radio con un brano, “Gli occhi al mare”, il cui video fa venire, sia ai patiti della vela come ai neofiti del mare, una gran voglia di salpare. Ma attenzione. Se non si è abituati alla vita di bordo, questo tipo di evasione può trasformarsi in un vero inferno. Prendere il largo può essere infatti rigenerante, ma solo a patto di rispettare alcune regole precise. Regole di cui, qualsiasi sia il vostro orizzonte, bisogna darsi in mare come sulla terra ferma  per non rischiare di andare a fondo e naufragare. Per scoprire come non perdere la bussola leggete l’intervista.

 Da siciliano verace come mai hai scelto come set per le riprese del videoclip de “Gli occhi al mare” il mare al largo della splendida laguna di Venezia
Perché mi piaceva l’idea, da veneto d’adozione (Maurizio Chiseri, in arte Chi, è di Belpasso, un paese in provincia di Catania ai piedi del vulcano Etna, ndr), di far vedere che il mare della Laguna, a dispetto di quello che si può  pensare, è un mare come tutti gli altri.

Pensi di esserci riuscito?
Sì, grazie a Giacomo Triglia (filmmaker calabrese già regista di grandi nomi come Irene Grandi, Cristina Donà, Francesca Michielin, Levante & Bianco e molti altri, ndr) credo di esserci riuscito e di aver dimostrato che il mare del Veneto, che a me piace, pur essendo siciliano, è molto bello e vale la pena vederlo. Durante le riprese la nostra barca era attorniata dai delfini, chi li immaginerebbe mai qui. Eppure c’erano e nel video si vedono.

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Nel video hai scelto una navigazione in solitaria. Nella vita ti sei mai cimentato con questo tipo di viaggio?
No. Ma diciamo che navigo molto con la testa. Da amante del mare però mi piacerebbe molto.

Dunque non rinunceresti a una vacanza in barca?
Assolutamente no. Quest’anno ho provato ad organizzarla, ma non ci sono riuscito. Ci ritenterò il prossimo.

Maurizio Chi
Maurizio Chi

Quale mari solcheresti?
Sicuramente partirei dalla Sicilia, la mia terra d’origine, e arriverei fino in Veneto, la terra che da sei anni mi ha adottato. Consiglio a tutti di andare alla scoperta della propria terra perché spesso è il posto che si crede di conoscere di più e invece il più delle volte non è così. Pur essendo un girovago per natura, la Sicilia e il Veneto sono due posti che esplorerei continuamente.

Quando partirai per questo viaggio dimmi che non indosserai il frak come hai fatto nel video?
Ovviamente no. L’idea di farmelo indossare è stata di Giacomo e mi sono sentito di assecondarlo subito. Del resto quando ballavo (Maurizio Chi inizia a cantare da bambino, ma a prendere il sopravvento nei primi anni della sua vita è il ballo e solo a diciotto anni nasce in lui l’esigenza di scrivere canzoni, ndr) l’avevo indossato diverse volte. E ti dirò di più: non ho neanche sofferto molto il caldo, visto che le riprese le abbiamo fatte a Maggio. La scelta del frak è stata dettata dall’esigenza di dare di me un’immagine seria e al tempo stesso insolita. Stare in barca in frak è più da cantautore, poi combinava bene con la musica e il testo della canzone.

Con “Gli occhi al mare” parli di…?
Di come sia importante per non correre il rischio di far naufragare se stessi, una storia d’amore, un’amicizia o qualsiasi altro legame, continuare a sognare, fare progetti, viaggiare.

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Rispetto ai tuoi primi successi, questo  nuovo singolo  svela una tua natura più riflessiva.  Possiamo parlare di una virata?
No. Io sono sempre la stessa persona che un anno fa ha pubblicato Non te la tirareHai capito. Quando scrivo un testo di una canzone lo faccio per il bisogno di scrivere e scrivo quello che provo e che sento in quel momento. In Italia invece si è abituati a etichettare i cantautori e se uno ha scritto canzoni tristi ci si aspetta che lo farà per tutta la vita, idem per chi ne ha fatte di ironiche. Invece non è così. Ogni artista si esprime per come si sente in quel momento. Ognuno è come il viaggio che in quel momento ha deciso di intraprendere.

Maurizio Chi
Maurizio Chi

Nel testo della canzone parli di sogni, progetti e viaggi da rifare per non naufragare. Quali sono i tuoi?
Il mio sogno più importante, che poi è l’obiettivo che mi sono dato, è di trovare una mia posizione nel mondo della musica. Oggi in Italia è molto difficile essere un cantautore e soprattutto essere riconosciuto come tale. Vorrei dunque trovare il mio spazio nel mondo della musica ed essere riconoscibile agli occhi del pubblico come Maurizio Chi, il cantautore. I viaggi che ho fatto e vorrei ancora fare sono tanti. Il ballo mi ha portato molto in giro per il mondo. Come viaggio,  sogno di farne uno sentimentale sereno.

In che senso sereno?
Nel senso che non importa dove si va, ma con quale stato d’animo si parte. Quando l’umore è quello giusto anche il posto più brutto diventa bellissimo. Si apprezzano poi di più i dettagli, le sfumature. Auguro a tutti di essere sereni perché la serenità fa viaggiare meglio.

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Com’è la tua valigia?
La mia valigia è la mia stessa automobile. Nella mia macchina non manca mai il mio cane. Gli animali devono venire sempre con noi, anche in vacanza. Guai ad abbandonarli. La chitarra e tutto il mio armadio, ovvero tutto me stesso.

Ci puoi ricordare quali sono le piccole regole della sopravvivenza dei sentimenti di cui parli nella canzone?
Sono i sogni, i progetti, i viaggi. I viaggi possono essere sia fisici che mentali. Rifare, a distanza di anni, lo stesso viaggio con la persona amata può aiutare a non far naufragare la coppia. E poi bisogna avere tanta umiltà e saper ascoltare tanto.

Ai nostri lettori cosa consiglieresti di vedere della tua terra?
La Sicilia, dove io torno ogni estate, va vista tutta perché è tutta bella. In più, avendo subito in passato diverse dominazioni, architettonicamente non le manca nulla. I siciliani sono poi un popolo vulcanico, con un gran senso dell’ospitalità. Io, ad esempio, sono come l’Etna: esplodo e poi mi ricarico. Nella valigia di chi parte alla scoperta della Sicilia consiglio però di mettere tanta comprensione e pazienza. Questa è una terra dove regna un po’ il caos. Ogni posto in Sicilia è poi diverso. Io consiglio la zona di Catania, perché è quella che conosco di più essendoci nato.  A Marsala, ad esempio, città dov’è nata mia mamma, che ora non c’è più, consiglio di fare un giro alle saline e di vedere, sorseggiando un calice di buon vino, il tramonto vicino ai mulini. In questa cornice romantica non vi resterà che puntare “Gli occhi al mare”.

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