Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

Spagna: a Rueda c’è una bella “Bodega”

Monasterio de Rueda

Rueda, piccolo comune della regione autonoma della Castiglia Y Leon, è rinomato per le aziende vinicole. Una terra che predilige i bianchi. Mitologia e storia antica ammirando effigi di dei e guerrieri nelle cantine

Vignoble espagne
Cartina della Spagna

Come narrato nel precedente servizio “Castiglia Y Leon: Turismo y toros nel Campo Charro” lascio Madrid dopo aver ammirato la goyesca Fiesta madrileña di San Isidro (e nella Pradera penso alle meriendas dipinte più di 2 secoli fa dal grande zaragozano scoraggiandomi contestualmente alla vista e al casino dei baracconi mangerecci trasudanti patatas fritas). Dalla capitale, che Machado definì “spartiacque di tutte le Spagne” punto a nord, verso la Castilla y Leòn (da adesso, per brevità, CyL), attirato dalle proposte dell’Alberto Bosque, gran capo del Turismo castellano e propiziatore dei miei sopralluoghi viaggiatori – turistici nella regione.
Passo a questa seconda puntata non senza ricordare che nella prima avevo pure descritto una scorrazzante visita nel Campo Charro, tra un allevamento di cavalli di purissima razza araba, una rarità, e ganaderias di toros bravos. E chi temesse l’eccessiva  vicinanza con i cornupeti durante la campestre escursione in auto todo terreno, può più tranquillamente (e comodamente) ammirarli dall’ampia vetrata del ristorante del Faenas Camperas, un georgico agriturismo a Cabeza de Diego Gomez, Salamanca.

Rueda, pozzo di San Patrizio del vino

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Rueda Bodegas Yllera

Ero già stato altre volte a Rueda (Valladolid), e chi conosce la mia perenne sofferenza nei confronti della sete non si stupirà se preciso che l’amena località può vantare (forse) più bodegas (aziende vinicole) che abitanti (circa 1500). Paragonerei pertanto Rueda a un bacchico pozzo di San Patrizio, tanto grande da perdonargli una minor produzione di “rosso” (che per me “è il vino”, tour court ) rispetto a quella del “bianco” (che forse troppo severamente amo definire una “bevanda”, ancorché in molti casi eccellente, e tra questi bianchi nettari annovero il Verdejo, vanto di questa località vallisoletana).
In una mia precedente apparizione a Rueda avevo persino visto (e la storia narrata fu tanto macabra da restarmi impressa nella memoria) enormi botti più che bicentenarie in cui gli orgogliosi guerrilleros (in quelle vicende storiche nacque la parola guerrilla) spagnoli pensavano bene di nascondere a quei napoleonici soldati gabachos (nel nord della Spagna, spregiativamente, i francesi, termine sovente preceduto da puto) mandati da Napoleone a romper loro le balle. E sempre a proposito di vini (e di guerrilla) informo che agli spagnoli non piacquero né Napoleone né suo fratello Giuseppe/Josè, diminutivo Pepe,  ancorché quest’ultimo – posto sul trono di Spagna dal fratello empereur – fosse sovente talmente ciucco da essere chiamato Pepe Botella/bottiglia.

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Curiosità enologiche

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Con i fratelli Yllera

Stavolta non sono spinto a Rueda da motivazioni storico – geografiche, bensì da curiosità meramente enologiche (convenendo il lettore che non è poi così facile dissetarsi con un libro di storia o una carta geografica). Alberto Bosque mi ha infatti organizzato una intervista con i fratelli Yllera, Marcos e Carlos, ma anche in questa occasione vino e storia si sono intrecciati. E che storia e quanta, nelle Bodegas Yllera, tanto lunga e antica da cominciare nella mitologia, passando al XIV secolo (costruzione delle  cavas/cantine mudejar, periodo e stile risalente alla convivenza in Spagna di cristiani e musulmani) e proseguendo fino al 1972 anno di fondazione di questa azienda vinicola, giunta alla sesta generazione con i due citati anfitrioni che mi guidano in una visita tanto curiosa quanto intrigante.

In profondità tra piaceri, mitologia e storia

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Rueda, Bodegas Yllera, le botti

Novello Teseo percorro un Laberinto, ça va sans dire battezzato El Hilo/Filo de Ariadna/Arianna, questa è la Bodega Yllera, un percorso sotterraneo a 20 metri di profondità e lungo più di un kilometro, una chicca davvero unica per chi ama visitare i luoghi natali di quel benedetto vino che non solo rallegra ma pure convince l’uomo alla veritas. E questa Bodega Yllera sotterranea non riserva soltanto sorprese storiche ma racchiude anche piaceri palatali.
Lungo il percorso ripassi un mix up di mitologia e storia antica ammirando effigi di dei e guerrieri (forse) realmente esistiti (solo Omero e Virgilio lo sanno), non è dimenticato il cretese palazzo di Cnosso, ma (business is business, mi sembra ovvio non meno che logico) in una sala – museo per 40/50 persone si compiono catas/assaggi e in un comedor/ristorante si passa a una degustazione più concreta e prolungata dei nettari Yllera innaffianti (chiedo scusa per questa orrenda espressione così cara a chi decenni fa scriveva di mangiare e bere, ma fa colpo) le specialità gastronomiche della Castiglia y Leon, terra dalla cucina tanto semplice e genuina quanto saporita. A Rueda, Bodegas Yllera. Hic!

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