Mercoledì 24 Aprile 2024 - Anno XXII

Armenity, arte armena alla Biennale di Venezia

Cento anni dopo il genocidio del popolo armeno, il padiglione che lo ricorda, all’isola di San Lazzaro, ha vinto il Leone d’oro per la migliore “Partecipazione nazionale all’esposizione”

Hera Büyüktaşcıyan, Letters from Lost Paradise, 2015, Courtesy the artist
Hera Büyüktaşcıyan, Letters from Lost Paradise, 2015, Courtesy the artist

C’è tempo ancora fino al 31 ottobre per visitare Armenity, uno dei padiglioni più interessanti della Biennale Arte di Venezia. Lo spazio curato dalla repubblica dell’Armenia, a cento anni dal genocidio che ne ha segnato profondamente le sorti, ha vinto il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale.
Armenity è curato da Adelina von Furstenberg e presenta diciotto artisti, nipoti di alcuni superstiti sfuggiti al genocidio armeno nel 1915. La motivazione del Leone d’Oro ricorda che “ogni artista si confronta non solo con la sua località specifica, ma anche con il suo retaggio culturale” e che il padiglione “rappresenta la tenacia della confluenza e degli scambi transculturali”. Ha valore storico e simbolico anche la sede del padiglione, all’isola di San Lazzaro degli Armeni, nel monastero Mekhitarista. Il  monastero ospita una biblioteca di importanti manoscritti per la cultura armena e viene ricordato, tra l’altro, perché Lord Byron lo scelse per studiarne la lingua.

Armenia tra passato e presente

Aram Jibilian, Gorky and the son he never had, 2010, Courtesy the artist
Aram Jibilian, Gorky and the son he never had, 2010, Courtesy the artist

Le opere degli artisti si trovano negli esterni e negli interni del monastero. Sono lavori su carta, video, sculture, fotografie, installazioni create per l’occasione, perfomances. Molte sono le opere che instaurano un dialogo con il contesto che le ospita, in modo particolare nella biblioteca, con l’intenzione di creare un’atmosfera di reale continuità nel percorso di visita.
Complessi i temi trattati: si parla di perdita, separazione, distanza, di origine e tradizione. L’ombra dolorosa del genocidio è il punto di partenza per la ricerca di ciascun artista. Anna Boghiguian disegna e racconta la città armena. Tra gli altri, Mekhitar Garabedian realizza un’installazione sonora in cui chiede a suo padre di ricordare i nomi delle persone che ha incontrato nelle diverse città dove ha vissuto, mostrando le conseguenze della migrazione. Yervant Gianikian & Angela Ricci Lucchi traducono in disegni e testi italiani le fiabe armene. L’isola di San Lazzaro si raggiunge con il vaporetto, dai Giardini e da San Zaccaria. Il padiglione è aperto da lunedì a domenica dalle 13 alle 17.30.

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Info: www.armenity.net

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