Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Zagabria: una città a misura d’uomo

Terza puntata del nostro reportage ambientato in Croazia. Dopo avevo narrato la trasferta automobilistica da Milano a Zagabria tra le brume di dicembre, per ricevere un premio giornalistico, oggi torniamo nella capitale croata per scoprire i luoghi più belli di questa città

Zagabria
Zagabria

Rieccomi a Zagabria, e mancandovi da quando, giovane guida, vi accompagnai nostrani turisti, non mi resta che rivisitarla (ritengo infatti che, oltre ai cambiamenti voluti dal tempo, dalla storia e dall’architettura, pur valida che sia la memoria, anche un incallito viaggiatore dimentica tanti dettagli di una località conosciuta lustri prima eppertanto dovrebbe rivedere tutto da capo).
Godo una lunga, piacevole e istruttiva camminata nel centro della capitale croata, città a misura d’uomo, 800.000 dei 4 milioni e mezzo di abitanti del Paese sorto come una fenice dal fallito, forse perché impossibile, esperimento di appiccicare i tanti differenti genti, etnie, religioni, storia, un vero e proprio puzzle o se si preferisce melting potbalcanico della scomparsa titina  Jugoslavia, gli slavi del sud.
E girando a piedi, tranquilli, per conto proprio e sempre dotati di un filino di curiosità, si impara ancor meglio l’essenza, lo spirito e soprattutto la storia di questo Paese slavo ma anche mitteleuropeo, mediterraneo con un tocco di (se non latinità quanto meno) venezianità, cristiano e per di più cattolico (con tanto di alfabeto latino redatto dai santi Cirillo e Metodio).

Il regno di Tomislav I

Re Tomislav I
Re Tomislav I

Si scopre ad esempio che nella storia dei regni europei quello di Croazia è davvero antico, nascendo nel 925 mediante l’unione delle terre interiori, la Pannonia, con quelle costiere, la Dalmazia, per volere di re Tomislav I. E se non so molto sulla grandezza del citato, primo monarca, posso invece avanzare dubbi sull’importanza, non solo storica, dell’ultimo, nostrano re Tomislav. Nostrano perché l’ultimo re (vabbè, solo nominale, mai mise piede a est di Trieste) Tomislav di Croazia  fu, dal 1941 al 1943, il duca Aimone di Savoia – Aosta (come se alla dinastia non fosse bastato aver fatto tanti danni in Italia).
E tra i due Tomislav la Croazia ebbe abbondantemente tempo per ritagliarsi una storia decisamente importante, parallela alle vicende di Austria e Ungheria che videro i croati servire da ottimi soldati (in trasferta, in Francia, non si limitarono a inventare la cravatta, basta il nome) dei due regni danubiani (unificati nella seconda metà dell’800). Da cui si evince che i miei neoamici della invitante Fijet Croazia ebbero per certo antenati che vennero a dare una regolatina alla mia amata Milano forse forse lasciata un po’ incasinata dai miei adorati spagnoli. Con tutto il rispetto per il Giusti (che in Sant’Ambrogio” ce l’ha su coi croati) se a Milano non si vive poi così male appetto ad altri posti del Belpaese un po’ più sporchini e disorganizzati, chissà che non lo si debba anche a quei marcantoni di soldati venuti da Zagabria e dintorni, ma per carità di patria tiremm innanz).

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A zonzo per Zagabria

Zagabria, piazza Josip Jelacic
Zagabria, piazza Josip Jelacic

Lasciato il bel hotel Esplanade (lo lodo più avanti) giro col naso in su tra tanta architettura a me cara: ammirando edifici dell’Austria Felix, dal ‘700 alla Prima Guerra Mondiale, hai solo da scegliere, tra Jugendstyl, Neoclassico, Secessione succeduti al borghesuccio Biedermeier. E qui giunti mi viene in mente Klimt, mica male. Cammino nel bel parco antistante la storica stazione ferroviaria e attraverso la piazza Josip Jelacic (che un diligente scriba turistico definirebbe il cuore pulsante di Zagabria, e in effetti vi ferve tanta vita) e salgo alla Città Alta (che pertanto, alla luce della storia umana, non può che essere anche la Città Vecchia). Una camminata, su e giù, molto piacevole laddove abbondano i must (per gli yankees le cose va vedere assolutamente). Superate le mura medioevali si entra nella cattedrale, dai vari stili succedutisi nei secoli (curiosità: mentre si apprestavano all’erezione del campanile i costruttori se la fecero sotto all’idea di una peraltro possibile  invasione dei Mamma li Turchi, eppertanto decisero di – copio da una guida di Zagabria – ‘spostare’ l’edificio all’interno dei bastioni difensivi).

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