Venerdì 26 Aprile 2024 - Anno XXII

Trekking nel Borneo

Giungle claustrofobiche, fiumi possenti, paludi di mangrovie e il Kinabalu, la più grande montagna tra l’Himalaya e la Nuova Guinea. Una flora e una fauna ricchissime, completano le meraviglie del Borneo

Dal Timpohon Gate, è solo salita

Trekking nel Borneo

La scalata al Low’s Peak, lungo il “summit trail”, rappresenta uno dei principali motivi d’interesse per l’escursionista; con una buona preparazione fisica, può essere compiuta senza difficoltà. Vanno tuttavia considerati sia l’elevato tasso d’umidità dell’aria (raggiunge anche il 95%!) in grado di sfiancare chiunque si cimenti senza adeguato allenamento, sia il notevole dislivello.
Dal Timpohon Gate (1830 metri), principale entrata del Parco, si devono percorrere 2270 metri di salita per raggiungere la vetta e altrettanti per ridiscenderne; il tutto avviene solitamente in due giorni. La via “normale” è un sentiero che si sviluppa prevalentemente lungo la cresta, dove la foresta è meno fitta, caratterizzato da faticosi gradoni scavati nel terreno argilloso. Attraversa vari livelli a diverse altitudini e percorrendolo, si ha una panoramica completa dei vari aspetti naturali del Parco.
Partendo dal Park Headquarters (1554 metri) esistono diverse possibilità per giungere il Timpohon Gate (1830 metri) che segna l’inizio del “summit trail”. Con un automezzo non occorrono più di quindici minuti per percorrere i quattro chilometri della Kambarang Road, la carrareccia che conduce al Gate; a piedi ci vuole invece almeno un’ora.
Attraversato il Timpohon Gate, vero e proprio cancello d’ingresso dove controllano che abbiate pagato il regolare permesso di salita e siate accompagnati da una guida – come vuole il regolamento del Parco – potete anche assumere un portatore o una portatrice per due giorni. Il sentiero, inizialmente pianeggiante, passa vicino alle belle cascate Carson e poi, quasi all’improvviso, con una serie di ripidi gradini ricavati nelle radici di grandi alberi, sbuca al primo riparo (shelter): Pondok Kandis, a 1981 metri.

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Sosta al Mesilau Nature Resort

Il Mesilau Nature Resort
Il Mesilau Nature Resort

Lungo il sentiero sono numerosi questi “shelters”, provvidenziali per riposarsi e ripararsi in caso di pioggia, nei pressi dei quali sono collocate grosse cisterne metalliche, munite di rubinetto, dalle quali è possibile attingere acqua potabile.
Proseguendo per il sentiero, attraverso una bella foresta di bassa montagna tappezzata di querce, faggi ed enormi rododendri, si passa Pondok Ubah (2095 metri) e Pondok Lowii (2286 metri), che svetta da una cresta sulla Mossy Forest, dove l’aria è pesantemente umida.
Continuando la salita, spesso completamente avvolti dalla nebbia, in breve si raggiunge il Pondok Mempening (2518 metri). A circa trenta minuti di marcia, a quota 2750 metri e nelle vicinanze della Layang Layang Hut, si incrocia, sulla destra, il tracciato che sale dal Mesilau Nature Resort (2000 metri).
Questo isolato ma straordinario sito consente il pernottamento, il reperimento di vivande e l’ottima possibilità di congiungersi con il sentiero principale. Sono circa quattro chilometri di saliscendi attraverso una primordiale foresta temperata pluviale, ricca di torrenti, muschi, alberi di felce e bambù.
Mesilau è a dir poco deserto rispetto al Park Headquarters, tuttavia, incorniciato com’è da vertiginose creste rocciose, vale certamente una visita più accurata; se non altro per la presenza di un facile percorso lungo il quale osservare le piante carnivore Nephentes, tra le più maestose del Kinabalu Park. La scalata al Kinabalu, partendo da questa località, è senza dubbio suggestiva e consigliabile.

L’ultimo strappo

Scalatori sul Low's Peak
Scalatori sul Low’s Peak

Tornando dal bivio al sentiero principale, ora il tracciato supera una lunga serie di gradoni, oltrepassa il Podok Paka Cave (3052 metri) conducendo l’escursionista verso un complesso di rifugi fra i quali il più confortevole, il Laban Rata Resthouse, si trova abbarbicato a quota 3273 metri, alle spalle di incombenti grigie pareti granitiche.
Trascorse alcune ore al rifugio per riposarsi e rifocillarsi, la mattina seguente ci si sveglia a un’ora impossibile (verso le due o le tre) per lottare nel buio, seguendo le corde che conducono su, lungo una parete di granito. Ci vogliono almeno tre ore di marcia per guadagnare i 4101 metri del Low’s Peak e se c’è nebbia e tira vento, la salita diventa davvero molto impegnativa.
Alcune lunghe corde fisse forniscono la direzione per la cima, senza le quali, in caso di fitta nebbia, sarebbe problematico arrivare. Quest’ultimo tratto di scalata non è da prendere “sottogamba”. Il freddo pungente, il vento a volte violento che può raggiungere i cento chilometri all’ora, fanno sì che parecchie persone desistano dall’impresa.

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