Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

“Quer pasticciaccio brutto de Alitalia…”

Fiumicino, Linate, Malpensa tanti progetti, tante voglie, tante pruderie localistiche. Ma di fare squadra e badare agli interessi nazionali e soprattutto di “Bandiera”, quelli dell’Alitalia e del Bel Paese, pare non interessi ad alcuno…

Sull’Atlantico (in gita scolastica)

Hostess Alitalia
Hostess Alitalia

Come “utente AZ”, dicevo, un giorno finii su un Boston-Malpensa. A parte l’esser trattato come un verme (“ahò, quando je dàmo da magnà a ‘sti stronzi?” chiese una hostess al collega steward forse non vedendo, o comunque ritenendolo incapace di capire, un figuro – lo scrivente – hawaianamente vestito da yankee). Mi divertii pure a contare i miei compagni di viaggio. Eravamo in ventotto, ma non su un Cessna 8 posti, bensì su un Jumbo da 480 sedili o giù di lì, proprio quell’aereo che solo per avviare i motori consuma tanti soldi in kerosene da mettere in crisi il bilancio di una grossa azienda.
Colpito da siffatto bassissimo numero di pax, giunto a Malpensa pensai bene di ricorrere all’amicizia di un locale Capo Scalo per “monitorare” il carico umano, le percentuali di occupazione dei (tanti) voli Boston/Milano (e ovviamente viceversa) che seguirono. Risultato: piansi io per l’Alitalia (ai cui managers il disastroso bilancio di tale rotta non doveva evidentemente fregare nulla, tanto pagava Pantalone).

La “Colonia” milanese

Cloche di un B777
Cloche di un B777

Come “scrivano” e come “tour operator”, infine, non credo proprio di esternare deliri né rigurgiti “Padano Bossiani” (mi ritengo infatti “Internazionale”, per vocazione e quanto ad aficiòn futballistica, mi considero cittadino del mondo, e se mai potessi vorrei possedere un passaporto “itañol”) lamentando che, come tutte le aziende del parastato, mussolinianamente trasferite nella Città Eterna (vedi la torinese Eiar/Rai, i grandi gruppi finanziari del nord, le federazioni sportive) l’Alitalia considerò Milano una sorta di “Colonia” in cui inviare un “Proconsole”.
Per dirla col poeta, alla faccia della presenza del 90% (e forse anche di più) dell’editoria in quel di Milano e del 90% del tour operating (e forse anche di più) nel nord, alla “filiale” milanese della AZ si andava dimessi, a capo chino, in totale stato di vassallaggio, solo e soltanto per professare il massimo della devozione e della sudditanza. Dopodiché, se occorreva qualcosa di veramente concreto, ancorché si trattasse solo di un comunicato stampa o dell’ok per emettere un biglietto, si doveva prender su e andare a Roma: Simpatica in proposito  la vicenda di un “Biggissimo” (vuol dire “Very Big”) agente di viaggi milanese, Nastro Azzurro alias massimo produttore di fatturato timbrato AZ, che nonostante la decisa vocazione a emettere  biglietti aerei. soffriva il terrore del volo, talché doveva settimanalmente ricorrere ai Wagon Lits per recarsi a Roma a prendere ordini).

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Il “balletto” dei Boiardi

“Quer Pasticciaccio brutto de Alitalia” … e quanti sono stati “Li Pasticcioni!”.
Tutti bravi? Tutti cattivi? E se mai (come dovrebbe essere logico non meno che ragionevole) ci fossero stati dei “bravi” e dei “cattivi”, come separare il grano dal loglio, chi furono i bravi e chi i cattivi? Provi il cortese lettore a venirne a capo, scegliendo tra i seguenti nomi (buttati lì, alla rinfusa) dei tanti managers, vips, cervelloni, boiardi, grandi Capi che si avvicendarono alla guida suprema di “Mamma Alitalia”: “Nordio, Tupini, Mengozzi, Bonomi, Cereti, Cempella, Pavolini, Romiti, Maspes, Zanichelli, Andò, Velani, Carandini, Sebastiani, Cimoli e chi più ne ha più metta”. Un solo commento: si eviti (sempre che fosse possibile) di verificare le liquidazioni-buonuscite elargite ai suddetti (e tantissimi altri) personaggi.
Non senza premettere che anche la sola metà di quanto da loro “gargarizzato” sarebbe amplissimamente bastato per campare, perché non pensare che con “l’altra metà risparmiata” Alitalia potrebbe campare ancora per un po’ di mesi?

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