Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Torino “Caput” libri

Virgola. Punto esclamativo. Due punti. Segni di interpunzione minori; quasi orpelli o “frills”, come dice oggi il marketing. Codici, segni inventati, regole condivise e non troppo tiranne di un testo che hanno aiutato ad affinare la comunicazione scritta

Il linguaggio dei segni

La lectio magistralis di James Hillman
La lectio magistralis di James Hillman

Le dieci circoscrizioni della città hanno adottato un segno, diventando così lo spazio designato a discuterne. Ad ogni segno corrisponde una serie di temi, da affrontare in reading, mostre, incontri. Ogni segno è anche un messaggio interpretabile, un segnale che induce uno stato psicologico.
Così il punto interrogativo ha propiziato le “Domande al Male” (autunno), mentre i due punti (significato: spiegazione) hanno introdotto le lezioni dei “Nove Maestri” sui temi al centro del dibattito contemporaneo (Carlo Ginzburg sulla Storia, James Hillman sulla psicanalisi, Peter Singer sulla bioetica). La virgola, quale segno di unione tra eguali, ha presentato le fiabe multiculturali “Tutti i libri portano al mare”, di cui rimane come appuntamento significativo “Tante storie sul Po” (letteralmente, sul fiume).
I punti di sospensione, che rappresentano l’incontro, hanno mostrato poesia e musica insieme nel “Festival dell’Oralità popolare”, mentre il punto esclamativo ha portato a
“Il Novecento attraverso gli slogan”. La parentesi, come fuga dall’ordinario, “La parola e il suo ritratto”, volti e versi dei grandi poeti. Le virgolette hanno parlato di slang, gerghi e neologismi, mentre la @ di scrittura virtuale.
Interessante? Stimolante? Di più. Segni irrilevanti, negletti, da tutti usati senza neanche notarli, assurgono a capofila di stati d’animo, di grandi questioni, di modi di dire, di angoli visuali. Sono, per così dire, interpunzioni tra razionalità e psiche.

Grand re-Tour

Torino “Caput” libri

E’ ancora di più di un colpo mediatico. Se il “Grand Tour” (Voyage d’Italie, Italienische Reise) ha dominato e affascinato per due secoli l’intellighenzia europea, ridando all’Italia un ruolo centrale nell’utopia del “paese dei sogni”, oltre a cospicui vantaggi turistici, il Re-tour è un’operazione alla rovescia, fatta per indagare che cos’è l’Italia di oggi. In senso intellettuale, per determinare il contributo italiano alla cultura dell’oggi. Con incontri, dibattiti, mostre che da Palermo, Siracusa, Catania hanno risalito la penisola attraverso Lecce, Napoli, Roma, Urbino, Bologna, Venezia, Genova.
E poi Parma, Firenze, Milano, Lago d’Orta, Torino, per arrivare a Monaco, Vienna, Weimar, in omaggio al più celebre dei “granturisti”, Goethe.
Il quale, a Roma, nel 1788, scriveva: “Posso dire che in queste ultime otto settimane ho goduto la più alta felicità della mia vita e che ora conosco perlomeno il grado massimo, sul quale potrò misurare d’ora in poi il termometro della mia esistenza”.
Le pagine dei grandi autori del passato sono il canovaccio per dialogare con quelli di oggi, magari per capire che quel patrimonio di crediti accumulati è stato disperso, che l’Italia non è più “idealità”, in un mondo policentrico.
Come si è svolto e si svolgerà ancora per qualche mese questo complicato evento?
Ad ogni tappa c’è una tavola rotonda che analizza con intellettuali, artisti e pubblico, passato e futuro della località. Tenendo presente il “genius loci”. Qualche esempio?

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Incontro al
Incontro al “Paesaggio umano”

A Genova si è parlato di antiche e nuove migrazioni; a Urbino di città ideale e periferie; a Bologna di distretti europei della creatività.
Quel che resta è comunque appetitoso: in marzo, a Parma: “Il gusto come cibo, il gusto come arte”; a Firenze, “Viaggiatori inglesi e francesi da fine Seicento a inizio Ottocento”; a Torino, “I grandi libri della dignità dell’uomo, dalle utopie settecentesche a Primo Levi”. Per finire, ad aprile, a Milano con “Il viaggio in Italia, oggi” e a Orta San Giulio in giugno con “Il paesaggio italiano fra Natura e invenzione”.
Ma non è finita. In ogni città giovani videomaker catturano volti e situazioni, mentre scrittori locali e non li raccontano a parole e musicisti a suoni. Cultura materiale e antropologia umana disegnano un “Paesaggio umano” inedito, un caleidoscopio “on the road e on line”, che servirà a definire che cos’è l’Italia odierna con la stessa profondità delle inchieste tv di Mario Soldati o del “Viaggio in Italia” di Guido Piovene (1957). Lavoro non avulso dal contesto, visto che i viaggiatori del Grand Tour erano affascinati non solo dai monumenti, dalle “rovine”, ma anche dai volti, dai personaggi, dai mestieri,  dai profumi, dai suoni italiani. A margine, in ogni città, un convegno socio-economico, sostenuto dal Gruppo UniCredit e coordinato dal sociologo Aldo Bonomi, cerca di comprendere come le città mutano secondo i flussi di globalizzazione e cosa si inventano per “cavalcare l’onda”. Così come i concerti del pianista emergente Gianluca Cascioli, che propone pagine di Liszt sull’Italia, accompagnano il tour.

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