Giovedì 28 Marzo 2024 - Anno XXII

Friuli, vita nei monti

All’imbocco delle valli Carniche, Tolmezzo ospita uno dei musei etnografici più interessanti d’Europa. E’ il Museo Carnico delle Arti e delle Tradizioni Popolari di Palazzo Campeis, un edificio seicentesco situato nel centro della città

Museo Carnico delle Arti Popolari, interno
Museo Carnico delle Arti Popolari, interno

Il museo è dedicato al professor Michele Gortani, docente di geologia all’Università di Bologna. A far data dai primi anni del Novecento, Gortani comincia a raccogliere, catalogare e studiare oggetti della vita quotidiana in Carnia. L’intera collezione, dopo la sua morte, unitamente alla biblioteca e all’abitazione nella quale ha vissuto è divenuta prezioso retaggio della comunità carnica.
La visita rappresenta un’escursione nel tempo e nella storia della Carnia.

“Fogolar” ricchi e poveri

Cucina
Cucina

Sono esposti oltre quattromila oggetti comuni che ripercorrono la vita quotidiana dei ricchi (pochi) e dei poveri (la maggioranza) in modo semplice e preciso.
“Fogolar Furlan” è il nome dell’associazione che, in tutto il mondo, riunisce i friulani lontani da casa. Il nome non è una semplice coincidenza, considerato che la cucina (fogolar) era il luogo più importante dell’abitazione e insieme quello più caldo nelle lunghe notti invernali.  
Nel museo ne sono state ricostruite fedelmente due: una proviene da Casa Fabiani, una ricca abitazione di Paularo; nella ricchezza e ricercatezza delle suppellettili trova conferma la disponibilità finanziaria della famiglia, testimoniata dai grandi alari in ferro battuto e da alcuni “pezzi” pregiati della batteria da cucina, quali ad esempio un’apposita pentola per cuocere il pesce, oppure i piatti di peltro.
La seconda cucina è invece più modesta ed è stata allestita con oggetti per la casa provenienti da diverse località carniche.

“Furlani” in posa

Stanza da letto
Stanza da letto

Naturalmente sono stati ricostruiti anche gli altri ambienti della casa. Le camere da letto con i massicci armadi in legno, completi di cassetti segreti per riporvi i valori, i piccoli oggetti devozionali e i quadri.
Un nucleo molto interessante del museo riguarda proprio i dipinti (un centinaio) tra i quali spiccano degli ingenui ritratti di famiglia, con i personaggi visti di fronte. Generalmente gli uomini sono raffigurati con un documento fra le mani, simbolo di
persona impegnata, mentre le donne hanno le chiavi, a far intendere che la cura e il buon funzionamento della casa era compito loro.
Tutti sono raffigurati con ricchezza di particolari dell’abbigliamento, acconciature e ornamenti. C’è persino una pubblicità di fine Ottocento: una specie di fumetto che raffigura due donne con un figlio piccolo. Una è giovane e porta in seno un bambino di dimensioni normali per la sua età. L’altra, come indica la scrittura che la sovrasta, è una donna più attempata e il suo bambino, con tutta probabilità allattato artificialmente, è molto più grande dell’altro, pur essendo più giovane!
Un’altra sezione ospita una ricca collezione di maschere in legno, quelle utilizzate ancora oggi durante il carnevale di Sauris. A saperle leggere raccontano molto, come per esempio la donna gozzuta per carenza di iodio, malattia questa tipica delle valli alpine, oppure tipi “strani” che hanno prestato il loro volto per la rappresentazione simbolica.

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