Domenica 19 Maggio 2024 - Anno XXII

Pisa apre il Cantiere delle Navi Antiche

Da un eccezionale ritrovamento del ’98, i resti di una nave romana, parte un progetto per il museo archeologico. Gia possibile la visita al sito antico

La nave nel suo guscio di sostegno in fase di sollevamento (2002)
La nave nel suo guscio di sostegno in fase di sollevamento (2002)

Ora Pisa ha ufficialmente un Centro di Restauro del Legno Bagnato e un Cantiere delle Navi Antiche. Inaugurati il 15 dicembre, sono già prenotabili le visite guidate agli scavi, uno dei più importanti della storia dell’archeologia marina. A Pisa? Vi chiederete. Ebbene, sì. Nel dicembre 1998 degli operai che stavano scavando per la costruzione di uno snodo ferroviario a Pisa, in località San Rossore – poi spostato nella stazione di Pisa – si imbatterono nei resti di una nave romana. "Si trattava di una scoperta eccezionale, – commenta Andrea Camilli, direttore e progettista del Cantiere – non solo perché nessuno aveva mai ipotizzato l’esistenza di vie d’acqua navigabili vicino a Pisa, ma anche perché la particolare composizione del terreno aveva conservato perfettamente i reperti". Insieme alle imbarcazioni vennero trovati oggetti di ogni tipo: anfore che avevano trasportato vino, olio e cereali dai mercati più lontani dell’impero romano, vasi di vetro, monete, gioielli, pettini, calzature, resti umani e ossa di animali domestici ed esotici. Lo scavo ha finora rivelato i resti di una trentina di imbarcazioni, dalle più grandi navi da carico ai piccoli barchini fluviali, fornendo uno spaccato unico dei commerci, della vita fluviale e del paleoambiente dell’area pisana antica. Per questo infatti è in progetto la realizzazione di un grande museo: "Le navi antiche di Pisa".

Andrea Camilli
Andrea Camilli

Andrea Camilli, come è stato possibile che un centro di scambi ricco e fiorente fosse scomparso lasciando poche tracce?
Si è trattato di un vero e proprio dissesto idrogeologico. Si sono verificate poco dopo l’anno zero, a scadenza regolare, ogni circa 50 anni, e per almeno sei volte, disastrose alluvioni. La ragione risiede nella fiorente industria romana del legname e del conseguente disboscamento collegato alla colonizzazione.
Cosa ha causato l’affondamento di tante navi?
I resti sono stati trovati in corrispondenza di un incrocio tra un fiume e un canale di centuriazione, la divisione romana fatta a canali per irrigare il terreno. Quando le acque arrivavano al mare tornavano indietro con un effetto “tsunami” trascinando tutto ciò che proveniva dall’Arno e Auser, comprese le imbarcazioni, che finivano per raccogliersi dov’era l’incrocio.
Cosa rende eccezionale lo scavo?
Innanzitutto il terreno, formato da letti di sabbia e argilla  dove scorre acqua dolce, filtrata, pura, priva di batteri, grazie al quale i resti si sono conservati per così tanto tempo intatti. Indispensabili sono stati gli interventi conservativi nel sito stesso. Il legno fuori del suo millenario microclima andava incontro a subitaneo degrado, come tutti gli oggetti organici trasportati, per cui le navi sono state racchiuse in gusci di fibre di vetro, e i reperti lignei sono stati studiati tramite radiocarbonio e dendrocronologia.
In secondo luogo lo scavo costituisce un’ottima palestra per i giovani restauratori. Stiamo, infatti, avviando stage in collaborazione con le università per studenti italiani e stranieri.

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Operazioni di resinatura del
Operazioni di resinatura del “guscio” della nave

Può parlarci dell’attività di formazione al cantiere?
Quando sono stati individuati i ritrovamenti il Ministero ha avviato la "stabilizzazione del cantiere" e si è ideato un cantiere-scuola, dove i giovani archeologi possano venire a formarsi. Gli scavi, infatti, proseguiranno per 10 anni, e presto sarà pronta una foresteria che supporterà chi intende formarsi e partecipare agli scavi. Sarà gratuito per gli studenti che a loro carico avranno il vitto e l’assicurazione. È un bel risparmio per la finanza pubblica.

A proposito, da dove provengono i finanziamenti?

Il progetto, coordinato da Angelo Bottini, ora Soprintendente archeologo di Roma, e con l’impegno di Carlotta Cianferoni, Soprintendente Reggente per i Beni Archeologici della Toscana è stato interamente realizzato con finanziamenti pubblici, tramite i fondi Lotto, i finanziamenti CIPE e la fondazione ARCUS/Infrastrutture.
Il progetto cosa prevede?
Il progetto intende, da una parte, rendere il Centro Restauro del Legno Bagnato una realtà di riferimento per le tecniche di trattamento del legno archeologico e per la formazione di professionalità collegate con il restauro, dall’altro prevede di portare avanti l’idea del laboratorio-cantiere e creare un grande Museo "Le navi antiche di Pisa", un sistema museale integrato, nella splendida cornice degli Arsenali Medicei sul lungarno di Pisa, a poca distanza dal ritrovamento. Diventerà il museo archeologico di Pisa, dove si renderà visione dei restauri finiti e di quelli in corso.

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