Martedì 30 Aprile 2024 - Anno XXII

Camargue, dove il mare sposa la terra

Camargue

E’ il luogo delle acque, del silenzio, degli orizzonti infiniti. Del volo dei fenicotteri e delle corse di cavalli bradi. Il luogo delle paludi, delle distese abbacinanti di sale e delle piccole case bianche con il tetto di canne

Camargue Fenicotteri nel Parco Naturale Regionale della Camargue
Fenicotteri nel Parco Naturale Regionale della Camargue

In apparenza la Camargue è il regno della natura selvaggia. In realtà non c’è nulla di spontaneo in questa terra e ci sono voluti secoli prima che l’uomo riuscisse a imbrigliare la natura per farne un paradiso ecologico.
Metà mare e metà campagna, è una specie di isola tra i due rami della foce del Rodano: il Petit Rhône a ovest e il Grand Rhône a est, che si dipartono da Arles. E infatti il nome Camargue risale a un termine indogermanico che significa “isola”. E’ il risultato di una lunga lotta tra il fiume e il mare, che portava via i milioni di tonnellate di limo che il Rodano aveva depositato. Nel tempo poi il mare si è ritirato mescolando la sabbia al fango del fiume. L’uomo ha fatto il resto, con un caparbio lavoro di trasformazione, per riuscire a coltivare questa terra difficile. Oggi la Camargue è un’oasi di ottantamila ettari, protetta dalle insidie della cementificazione. Al suo interno, accoglie dal 1975 un parco “super protetto” di quindicimila ettari; una vera riserva nella quale si può entrare con permessi speciali e solo per scopi scientifici.

La città delle Sante venute dal mare

Camargue Saintes Maries de la Mer
Saintes Maries de la Mer

Ma la Camargue non è soltanto una distesa infinita di latifondi. All’interno ci sono villaggi e piccoli paesi e due centri fra i più interessanti: uno a est e l’altro a ovest del Petit Rhône: sono Les-Saintes-Maries-de-la-Mer e Aigües Mortes. Non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro.
A Saintes-Maries-de-la-Mer si arriva attraverso una strada diritta che, a sud di Arles, solca la campagna piatta, disseminata di “mas”, le tipiche fattorie provenzali.
La “capitale” della Camargue è una cittadina bianca affacciata sul Mediterraneo e dominata dalla grande mole della chiesa giallo sabbia, uno degli edifici sacri più belli di tutta la Provenza. Più che una chiesa, in realtà, questa imponente costruzione sembra un castello fortificato e infatti nel corso dei secoli ha protetto gli abitanti dagli attacchi dei Visigoti, dei Saraceni, dei Normanni e dalle bande dei soldati della Guerra dei Cent’Anni. La sua costruzione è profondamente legata alla nascita e al passato religioso di Saintes-Maries-de-la-Mer.

Camatgue La chiesa fortezza di Saintes Maries de la Mer foto Rüdiger Stehn
La chiesa fortezza di Saintes Maries de la Mer foto Rüdiger Stehn

Secondo la leggenda, infatti, attorno al 18 d.C. è stato il punto d’approdo di Maria Giacoma, sorella della Vergine, Maria Saloma, madre degli apostoli Giacomo e Giovanni e della serva Sara, che erano state abbandonate in mare lungo la costa della Palestina, in una barca senza remi né vela.
Da quelle che ormai sono conosciute come le “due Marie”, prese nome la città. Alla loro morte venne prima eretto un oratorio e poi, nel 1130, la chiesa “Sancta Maria de Ratis” (“râ” significa “barca”).
L’edificio divenne parte del sistema difensivo della città, tanto che nel XV secolo fu dotato di una specie di “corazza” di pietra. Il suo fascino sta proprio nell’assoluta semplicità, nello spoglio stile romanico dell’unica navata a cinque campate, con il pozzo che serviva agli abitanti assediati durante le invasioni e la cripta, che ospita la statua di Sara, patrona dei gitani.  Per secoli la chiesa ha rappresentato per tutti un continuo punto di riferimento; si scorge da lontano, dalla terra e dal mare, e ancor oggi è il centro attorno al quale si raccolgono i piccoli negozi per i turisti e le casette bianche dalle persiane azzurro-pervinca che fiancheggiano le vie strette.

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Nell’arena, si “infiocchettano” i tori!

Camargue La corsa della coccarda nell'arena ©-Xavier Caré
La corsa della coccarda nell’arena ©Xavier Caré

L’altro punto di riferimento del paese è l’arena, dove nei giorni di festa gli abitanti si raccolgono per la corsa con la coccarda, nella quale giovani uomini, i “razetteurs”, devono fissare il pezzo di stoffa sulle corna del toro.
Sempre ai tori è dedicato anche il Musée Baroncelli, fondato da un nobile di origine italiana, che voleva fare della Camargue il simbolo della sua lotta contro l’industrializzazione: vi troverete solo qualche foto, teste di tori, regali dei capi indiani al romantico marchese poeta; ma da tutto traspare il fascino di un uomo che in Camargue è diventato una leggenda.
Il borgo di Saintes-Maries-de-la-Mer è tutto qui, in un pugno di case bordate da una lunga spiaggia di sabbia bianca. Dall’autunno all’inizio dell’estate conta soltanto un migliaio di abitanti ed è questa la stagione in cui, sotto una luce abbagliante, si può godere appieno del suo fascino, prima che si trasformi in una moderna stazione balneare, troppo chiassosa e affollata.

Il fascino misterioso di Aigües-Mortes

Aigües Mortes, un villaggio circondato da mura possenti foto Baptiste Rossi
Aigües Mortes, un villaggio circondato da mura possenti foto Baptiste Rossi

Ad Aigües-Mortes, invece, sembra che il tempo si sia fermato. “Accucciata tra gli stagni, le saline, le paludi e i canali – scriveva Chateaubriand -appare come un miraggio, con le sue lunghe mura del colore del miele, delicatamente rosate dai raggi del sole che tramonta”. E sono proprio le imponenti mura alte quaranta metri a stagliarsi per prime da lontano, nell’acquitrinoso e uniforme paesaggio della Camargue. Circondano completamente l’abitato, un quadrilatero di oltre un chilometro e mezzo e contribuiscono a mantenerne intatto il fascino. Venne fondata da Luigi IX, il futuro San Luigi, come vessillo di fede per l’esercito che da qui partiva alla conquista di Gerusalemme. Quando nel 1248 Luigi salpò da Aigües-Mortes per la settima Crociata, il borgo era tre volte più popolato di oggi e si affacciava sull’acqua, mentre ora dista dal mare cinque chilometri, a causa del progressivo insabbiamento delle rive. Fu Luigi a far costruire il porto, mentre le mura vennero ultimate dai sovrani successivi, Filippo l’Ardito e Filippo il Bello, facendo trasportare ottantamila metri cubi di pietre dalle zattere che, da Beaucaire e Les Baux, attraversavano il Petit-Rhône e i canali.

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Una città di mura e di torri

Tour Constance foto Rastrojo
Tour Constance foto Rastrojo

Ancora oggi, il modo migliore per iniziare ad apprezzare Aigües-Mortes è percorrere il cammino di ronda lungo le mura; una passeggiata che regala una splendida vista panoramica sia sulla campagna circostante sia sulla parte interna del borgo.
Il cuore della cittadina rimane Place Saint-Louis, con la fontana e la statua del re che troneggia al centro. Tutto attorno, all’ombra dei platani, si moltiplicano i caffè e i piccoli ristoranti con i tavolini all’aperto, mentre l’ex convento dei cappuccini è stato trasformato in Ufficio del Turismo. Dalla piazza si dipartono ad angolo retto le altre vie che conducono alle porte e alle quindici torri. La più famosa è la Tour Constance, che prese nome dalla sorella di Luigi VII. Al tempo delle Crociate serviva come vedetta e come faro, ma in seguito fu trasformata in prigione per gli ugonotti che non volevano abiurare la loro fede. Oggi è possibile visitarne le sale fredde e buie, dove gli ultimi prigionieri vi rimasero fino all’anno 1768. Anche questo fa parte del fascino di questa piccola città, il cui nome conserva un suono un po’ lugubre. Nel 1248, gli abitanti che non amavano l’appellativo di Aigües-Mortes, chiesero a San Luigi di sostituirlo, ma la loro richiesta, proprio come gli affluenti del Rodano che si perdono tra le sabbie della Camargue, si perse nel nulla.

Il celebre raduno dei Gitani

Notre-Dame-de-la-Mer la statua scura di Sara-foto-Finoskov
Notre Dame de la Mer la statua scura di Sara-foto Finoskov

Nella penombra della cripta, nella chiesa di Saintes-Maries-de-la-Mer, la statua scura di Sara si distinguerebbe a fatica se non fosse perennemente illuminata da decine di candele votive. E’ Sara-la-Kal, che in latino significa dea “nera” e “zingara”, la protettrice dei gitani.
Ogni anno, il 24 maggio, viene rivestita di sete e broccati e ricoperta di gioielli, poi i pellegrini la caricano sulle spalle e a centinaia percorrono le viuzze bianche fino a raggiungere la spiaggia: è il momento della “benedizione del mare”.
L’origine di questa devozione risale al 1496, quando vennero scoperte le reliquie della santa. E a questa data si fa coincidere l’insediamento delle prime famiglie di zingari in Camargue. Il 24 maggio e il giorno successivo, si festeggia dunque il pellegrinaggio dei gitani alla Madonna Nera. Dagli anni Cinquanta ad oggi il loro numero è più che decuplicato: vengono dalla Provenza, ma anche dalla Spagna, dall’Italia, dall’Irlanda, dai Paesi dell’Est. E non arrivano più a cavallo o in carrozza, ma con roulotte e camper e si accampano nelle strade, formando dei veri quartieri.
Gli abitanti di Les-Saintes-Maries cercano di sfruttare commercialmente questo avvenimento, ma per gli zingari che pregano, innalzano voti e canti antichissimi, questi riti corrispondono a una profonda devozione, insieme magica e religiosa. Per due giorni, famiglie e tribù si incontrano, combinano affari e matrimoni, leggono la mano, ballano e fanno musica. Alcuni di loro, come i Gypsy Kings, partiti da questi palchi, sono diventati famosi in tutto il mondo.
Per due giorni, le vie imbiancate a calce, le spiagge e i campi paludosi sono soltanto loro. Poi i gitani lasciano Saintes-Maries-de-la-Mer per disperdersi per le strade d’Europa.

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Gli animali della Provenza

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photo Claire Tetrel

Cavalli, tori e fenicotteri rosa. Sono gli animali distintivi della Camargue. E’ impossibile non vederli, attraversando i sentieri delle zone palustri o semplicemente solcando una delle strade che attraversano il parco.
Una passeggiata a cavallo è certamente il modo migliore per conoscere questa vasta pianura, che deve essere ammirata in solitudine, lontano dai turisti che in estate ne affollano le spiagge, pregustandone la pace e il silenzio. E’ molto semplice organizzare una passeggiata a cavallo nelle vaste proprietà terriere della Manade: ogni fattoria ha una sua scuderia e il “guardian” locale organizza piccoli gruppi.
I cavalli della Camargue, nonostante siano incrociati con razze berbere, sono estremamente docili, adatti anche ad essere cavalcati da un principiante. Bassi di statura e piuttosto tozzi, sono resistenti e infaticabili. I puledri hanno il pelo baio, finché in età adulta il mantello diventa grigio chiaro. Vivono spesso in branchi liberi che vagano in questa terra, in parte paludosa e in parte incrostata di sale.

Camargue, dove il mare sposa la terraNelle fattorie vivono spesso accanto ai tori, l’altro animale tipico della Camargue. Con il mantello quasi nero, le corna a forma di lira, campano fino a trenta o quarant’anni e vengono allevati per le corse alla coccarda che si svolgono nelle arene di Arles e di Saintes-Maries-de-la.Mer. Questo gioco di agilità e destrezza, molto meno cruento delle corride spagnole dato che il toro non viene ucciso, si adatta perfettamente alla natura pacifica degli abitanti di questa terra. Ma tra la ricca fauna locale, i fenicotteri rosa rimangono i veri animali simbolo della Camargue. Sono una specie protetta e nonostante nel freddissimo inverno del 1985 ne siano morti quindicimila, questo è l’unico posto in Europa in cui si moltiplicano senza problemi. Guardarli mentre piegano il lungo collo verso l’acqua in cerca di nutrimento, oppure volano su uno stagno spiegando le ali rosate, è uno degli spettacoli più suggestivi che la Camargue possa regalare.

Info:  www.provenzafrancia.it
www.camargue.fr/
www.saintesmaries.com/it/

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