Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Soqotra, l’isola dell’incenso

Per secoli dimenticata dagli uomini. Fuori dalle rotte navali più trafficate. L’isola, sotto la sovranità dello Yemen, è uno degli ultimi santuari della biodiversità

Soqotra Centro ricerche sulla biodiversità
Centro ricerche sulla biodiversità

A Soqotra non si giunge per caso. Bisogna essere grandi amanti della natura per decidere di avventurarsi in questo pezzo d’Africa che emerge dalle acque dell’Oceano Indiano, e anche una volta presa la decisione, metterla in pratica non è facile. Soqotra è l’isola più grande del mare Arabico, e nonostante ciò continua ad essere uno tra i luoghi più remoti ed inaccessibili del mondo intero.

Soqotra Dwipa Sukhadhara…

Soqotra Un esemplare di Adenium
Un esemplare di Adenium

Terra d’incenso e di leggende, Soqotra ha affascinato la curiosità dei viaggiatori sin dai tempi antichi, quando il mondo ancora non conosceva il suo nome ma già sull’isola della felicità (dal sanscrito Dwipa Sukhadhara) facevano rotta i primi mercanti per procurarsi i carichi d’incenso, la preziosa resina che veniva usata in grandi quantità in occasione di feste e celebrazioni. Con il declino del commercio dell’incenso ebbe inizio, inesorabilmente, anche quello di Soqotra: solo i navigatori portoghesi esplorarono l’isola e vi lasciarono una guarnigione stabile, ma anche della loro presenza oggi restano soltanto rovine. Di Soqotra si sono perse le tracce fino a quando, verso la fine dell’Ottocento, l’isola divenne protettorato britannico. Gli inglesi erano pur sempre la forza occupante per la popolazione locale ma si resero protagonisti anche di iniziative positive: sono infatti merito loro le numerose spedizioni e ricerche scientifiche che furono condotte in quegli anni a Soqotra. Proprio una di queste, guidata dal Dr. B. Balfour dell’Università di Glasgow, ha messo in risalto la straordinaria biodiversità botanica dell’isola, ancor oggi ritenuta un unicum di enorme importanza scientifica.

Portoghesi, inglesi, russi e, alla fine, Yemeniti

Soqotra Un carrarmato sovietico, sulla collina della costanord
Un carrarmato sovietico, sulla collina della costanord

Soqotra, nel ‘67 è tornata sotto la sovranità del governo dello Yemen del Sud e ha vissuto per ventitré anni nell’isolamento più totale. La giovane repubblica yemenita non era altro che un paese satellite dei sovietici, e questi trasformarono Soqotra in base navale per il controllo della navigazione nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano. E’ però probabile che i russi non fossero eccessivamente impegnati dato che a ridosso delle sue coste non sono mai passate molte navi: l’isola era forse sconosciuta ai più ma i marinai certo la conoscevano bene. Racconti e leggende dipingevano Soqotra come un posto molto pericoloso: si poteva anche sfuggire ai radar russi ma bisognava fare i conti con le forti correnti, i reefs affioranti e le barche dei predoni del mare. Meglio, in definitiva, starne alla larga. Senza un porto e senza approdi sicuri, per anni a Soqotra ci si poteva arrivare solo con i barconi scassati e maleodoranti che partivano dal porto di Mukalla a caccia di pescecani da rivendere ai cinesi. Questo traffico continua anche ai giorni nostri ma per fortuna, oltre ai “sambuchi degli squali”, ora si può scegliere di prendere uno dei voli operati dalla Yemenia.
Si parte dalla capitale Sana’a e dopo aver attraversato i deserti della penisola arabica si sorvola ancora il mare per un paio d’ore senza avvistare nessuna terra emersa quando, infine, Soqotra appare in tutta la sua imponenza.

LEGGI ANCHE  Crane Brach è la migliore spiaggia dei Caraibi

Soqotra Isola di monti e colori

Le Haghier mountains

Attraversata da una cordigliera di alte montagne perennemente incappucciate da nuvole bianche, quello che più colpisce è il contrasto di colori tra il giallo rosso della roccia e il turchese del mare che la circonda. L’aereo compie un ampio giro prima di atterrare, quasi il pilota volesse concedere un sopralluogo dall’alto prima di andare alla ricerca della striscia di terra rossa bonificata dalle pietre che qui chiamano aeroporto. A Soqotra l’asfalto non ha ancora fatto ufficialmente la sua comparsa e anche i fuoristrada a disposizione sono pochi; nonostante questo l’aereo è salutato da una piccola carovana di 4×4 che si precipitano a caricare merci e passeggeri. Una volta terminate le operazioni si fa rotta verso la capitale Hadibo; la distanza non è molta ma serve a prendere contatto con la natura aspra e selvaggia dell’isola. Il fuoristrada arranca sulla strada sconnessa che scorre in un paesaggio simile alla savana africana, mentre lo sguardo si sposta dall’azzurro irreale del mare fino a posarsi su arbusti e piante mai viste prima.

Una capitale alla buona

Soqotra La capitale Hadibou
La capitale Hadibou

Solo più tardi si viene a sapere che quegli alberi dalla forma un po’ buffa che crescono dalle rocce e dagli splendidi fiori rosa non hanno nulla a che vedere con i baobab africani: sono adenium (nome scientifico: adenium socotranum obesum), una pianta abbastanza diffusa che si trova solo qui e che fiorisce dopo la stagione delle piogge. L’ingresso in città è di quelli che fanno riflettere sul significato della parola capitale: Hadibo è più che altro un grande villaggio con gli edifici a più di un piano che si contano sulle dita di una mano e dove vivono quasi cinquemila dei circa 50 mila abitanti dell’isola. A Soqotra neanche i censimenti sono precisi, anche se sembra attendibile la stima che valuta in più di 120 mila esemplari le capre che si incontrano dovunque, impegnate a divorare tutto quello che incontrano, senza disdegnare i rifiuti che anche qui imbrattano le strade e testimoniano l’arrivo del progresso. A fronte di questa paradossale ma utile funzione, proprio le capre sono le principali responsabili dei pericoli che minacciano molte piante rare dell’isola.

LEGGI ANCHE  A Mantova il viaggio africano di Imer Guala

Specie botaniche rare

La Dracaena Cinnabari nella regione di Mumi
La Dracaena Cinnabari nella regione di Mumi

In particolare, la Dracaena Cinnabari sembra essere quella che corre i rischi maggiori. Presso gli antichi era conosciuta come l’albero del drago, dal colore rosso fuoco della sua resina, e ora la sua caratteristica sagoma ad ombrello con le foglie carnose rovesciate verso l’alto sta scomparendo, perché dai pochi semi che produce spuntano piante tenerissime che le capre trovano deliziose. Gli ultimi esemplari, peraltro non pochi, si trovano nelle impervie gole del massiccio centrale e sull’altopiano di Ras Mumi, ma le capre sono dappertutto. D’altro canto non c’è molto da fare visto che le capre sono l’unica ricchezza della maggioranza di una popolazione che non coltiva nulla. Gli altri, gli abitanti dei villaggi della costa, fanno i pescatori in un mare davvero incontaminato e ricchissimo. Di questi centri abitati il più interessante è senz’altro Qualansiyyah, la vecchia capitale sulla punta occidentale dell’isola. Per raggiungerla da Ras Mumi ci vuole una giornata di viaggio su piste accidentate e polverose sotto un sole che acceca.

Soqora, all’ovest le spiagge più belle

Soqora La baia di Ras Bashuri
La baia di Ras Bashuri

Qualansiyyah attende immersa in un palmeto lungo il corso di un wadi, e già a prima vista si intuisce l’atmosfera serena che regna tra le case dipinte di bianco e le numerose barche sulla riva. A sentire quanto dice la guida le spiagge più belle si trovano qui; purtroppo le speranze sembrano infrangersi di fronte a un promontorio che sbarra il paesaggio. Eppure lo dicevano tutti: quando credete di avere visto abbastanza andate fino a Qualansiyyah! Forse vale la pena fare un ultimo sforzo. Basta superare il promontorio che blocca la vista e le attese vengono ripagate: la baia di Ras Bashuri appare all’improvviso, l’acqua turchese abbracciata da dune di sabbia bianca alte fino a sessanta metri e i gabbiani che volano numerosi.
La vista è di quelle che lasciano senza commenti, e a ben vedere, in questi casi, spesso si corre il rischio di essere banali. Superate l’esitazione e discendete il promontorio ma giunti al mare attendete ancora un istante prima di incamminarvi sulla sabbia: state osservando una spiaggia senza impronte, e le prime potrebbero essere le vostre.

LEGGI ANCHE  In Brasile si festeggia la Boa Morte

Attrezzatura fotografica e per immersioni

Soqotra, l’isola dell’incenso

Soqotra offre scorci e scenari decisamente straordinari e poi è uno di quei posti da “una volta nella vita” che sicuramente invoglierà a fotografare anche i meno appassionati. Oltre alla macchina fotografica portate rullini a sufficienza perché sull’isola sono merce sconosciuta. Non vanno dimenticate le pile di ricambio e una bomboletta di aria compressa per tenere pulita l’attrezzatura dalla sabbia che si insinua ovunque.
Per gli appassionati di immersioni le cose sono un po’ più complicate. Il mare è bellissimo e in alcuni punti offre scenari non facili da incontrare altrove, ma a Soqotra non esistono diving centers. Chi lo desidera deve preoccuparsi di portare da casa tutto l’occorrente per le immersioni oppure fare precisa richiesta al momento della prenotazione, in modo da organizzare le cose su misura. Si ricordi però che a Soqotra non si trova alcun centro iperbarico per le eventuali urgenze. Molto più consigliabile limitarsi allo snorkelling: è meno complicato e ugualmente entusiasmante. Il tratto di costa tra Qalansiyyah e Shoab, ad esempio, scorre lungo un basso fondale di sabbia e banchi di corallo; l’acqua è di una trasparenza insolita ed è molto facile anche imbattersi in gruppi di delfini.

Info: http://www.socotra.it/

Leggi anche:

Nelle Filippine le risaie più alte del mondo

Insolita Giordania

Condividi sui social: